venerdì 29 marzo 2024

Capitolo 9: Sabato 20 maggio 2017


Il telefono squilla, una sedia si sposta e una mano alza la cornetta. Cinque secondi dopo Stefano, chiamato a gran voce, si inserisce nella comunicazione. All’altro capo del filo, direttamente dalla Questura, il commissario Guicciardi gli intima di prepararsi in fretta, entro alcuni minuti l’auto di servizio lo avrebbe passato a prendere. Non è l’arresto come aveva ipotizzato nel racconto tragicomico di qualche giorno prima il Sighi, tutt’altro, è l’invito privato che il commissario fa all’amico, come aveva promesso due giorni prima. Stanno per fare la simulazione presso la caserma dei Vigili del Fuoco e, in via del tutto straordinaria, Stefano sarà l’unico giornalista accreditato a presenziare l’esperimento.
L’occasione è d’oro e Stefano lo sa, ci mette un centesimo di secondo per prepararsi e scendere le scale di corsa. Appena fuori dal portone l’auto azzurra con lampeggiante è già lì che l’aspetta, al volante il solito Scaranzano, che lo saluta. Sale davanti e Foca, che non vedeva l’ora di mostrare la sua abilità nella guida ad alta velocità, forse credendosi sul set di Fast and Furious, a sirena spiegata lancia l’auto sgommando, esce da via Torre con gran stridio di gomme, forse lasciando un dito di pneumatico sui sampietrini della via Emilia, svolta a destra e via a tutta velocità in direzione Madonnina, sgommando ogni volta che cambia marcia, al semaforo con viale Autodromo a sinistra, fa un certo effetto tutto il traffico pomeridiano fermo e la macchina che sfiora tutto e tutti. Stefano si sente ridicolo, Foca, invece, un drago. Sempre diritto fin quasi al cancello della sede dei pompieri, a cento metri però spegne la sirena e riduce la velocità a 40 km/h.
Stefano scende dalla macchina in uno stato precomatoso e in preda a tremori epilettici, Luigi lo guarda e sorride, conosce le manie del sottoposto, la sua smania di correre con l’auto, retaggio dei primi tempi alla Stradale. Prende Stefano sottobraccio e lo sorregge fino al luogo convenuto.
Ora tutto è pronto, in cima alla torre ci sono due vigili, il manichino della stessa stazza del morto, una ringhiera di ferro identica a quella del caso e Foca con un walky talky. Sotto, a distanza di sicurezza, il comandante dei Vigili del Fuoco, il commissario Guicciardi e Stefano e, ovviamente, tutti gli uomini della scientifica. 
Guicciardi si guarda attorno e nel trasmettitotr dice «Ora.» I due vigili portano la ringhiera al bordo della balaustra, Foca prende il manichino e lo appoggia frontalmente a quella e assieme lasciano cadere i due pezzi, senza spingere. Una manciata di secondi e si sente un tonfo sordo, quelli della scientifica accorrono e cominciano a repertare e fotografare. Dieci minuti dopo la scena si ripete, in cima i due vigili riposizionano la ringhiera e Foca appoggia il manichino questa volta di spalle, poi tutti lasciano cadere i due pezzi, solita manciata di secondi, solito tonfo e solita pantomima della scientifica. Le due operazioni vengono ripetute ancora, ma stavolta spingendo il manichino da dietro e dal davanti, ogni volta la scientifica si esprime, poi fine delle operazioni. Il commissario saluta tutti e informa Stefano che fra qualche giorno avrebbe indetto una conferenza stampa per informare le testate giornalistiche sui risultati dell’esperimento e sugli eventuali nuovi sviluppi dell’indagine. Assieme ritornano in questura, questa volta Scaranzano guida come si deve. Seduti nell’ufficio, Guicciardi estrae da un cassetto una cartellina, la allunga a Soranna e gli dice che lì ci sono le fotocopie di tutte le informazioni in loro possesso e che ha due giorni per studiarsele, per dargli una chicca, se la trova, prima della conferenza stampa.

Stefano esce dal palazzo alla chetichella e si avvia alla redazione di GattaCiCovaModena, a piedi, stringendo a sé quel tesoro. Sa di avere fra le mani una patata bollente, sa anche che non deve farla raffreddare... battere il chiodo finché è caldo, ma prima, l’articolo. Gran camminata, ma prolifica. Due passi gli servono proprio per pensare, per riordinare le idee distraendo gli occhi sui palazzi di Modena. Percorre senza fretta via Divisione Acqui, uno sguardo alla Maserati “chissà se chiude?” Ancora avanti per Paolo Ferrari, lì scorge tra i palazzi la sagoma gialla del MEF, svolta per l’alberata via Piave, costeggia il Tempio Monumentale, lancia un triste saluto all’ex Cinema Principe e attraversa piazzale Natale Bruni, direzione corso Vittorio Emanuele II, che percorre fino a corso Cavour, ammira il retro dell’Accademia Militare e la circumnaviga passandole a fianco lungo via 3 Febbraio, poi finalmente Fonte d’Abisso, via del Taglio, via Torre ed ecco la sede.
 

Nessun commento:

Posta un commento