sabato 23 dicembre 2023

Roberto Roganti: 500 anni di sangue


Mercoledì 20 dicembre 2023, ore 18.30

L’uomo arriva fin davanti al portone, si guarda attorno. Si avvicina all’enorme bocca legnosa, la spinge ed entra in un antro semi buio, ove si affaccia una grande scalinata. Comincia a salire, la sua meta è al primo piano, questi vecchi palazzi hanno soffitti altissimi, infatti le rampe da percorrere sono ben tre. Mentre sale non disdegna di osservare gli affreschi che adornano le pareti e le sculture che sovrastano i corrimano a livello dei pianerottoli. Tutto sa di vetusto, di ancestrale. Salire sembra quasi di immergersi nella storia.

Giunto al piano, c’è solo una grande porta. La spinge ed entra nell’ingresso della biblioteca. Alla segreteria gli viene consegnato un questionario e una penna, qualche minuto dopo l’uomo ritira la tessera d’iscrizione. Ora può chiedere quali libri vuole consultare. Porge alla ragazza un foglietto. Questa lo scruta, lo regge con due dita, si gira e comincia ad aprire e chiudere i cassetti dell’archivio, ogni tanto estrae un cartellino. Finita la ricerca comunica all’interessato che la può aspettare al tavolo XV… lo avrebbe raggiunto con i volumi richiesti. L’uomo con calma si dirige alla postazione, si siede e con gli occhi perlustra tutta la sala, sfiorando con lo sguardo quegli scaffali ricolmi di storia, di letteratura, di arte, di cultura… tutta tassativamente locale. Non vola una mosca, il silenzio è fin fastidioso, i rumori sono magicamente restati al di là dei muri, qui regna la pace. Percepisce sotto un piede una leggera vibrazione, come di qualcuno che sta spingendo qualcosa su ruote. E infatti dall’altro lato della sala si materializza la ragazza con un carrellino recante una decina di libri. E’ incredibile come anche questo gesto, che altrimenti avrebbe creato una serie di rumori, sia silente se non per le vibrazioni sul pavimento in legno. 
La ragazza si allontana silente come è arrivata, lasciando però il carrello a fianco del tavolo XV e non prima di aver sussurrato al visitatore, che la biblioteca avrebbe chiuso alle ore 20. Ci avrebbero pensato altre ragazze, all’indomani, a riporre i testi.

Sono quasi le venti, fuori è buio pesto. Ha anche cominciato a nevicare. Siamo in dicembre ed è la giusta stagione. Il campanello che avvertiva la chiusura della biblioteca ha suonato da un paio di minuti. La ragazza fa capolino nella stanza, laggiù al tavolo XV non c’è nessuno, i libri sono sul carrello e sul tavolo, ci penserà domattina la sua collega. Si sono organizzate così: al primo turno le ragazze sistemano i libri lasciati in giro alla sera prima; al secondo le ragazze sistemano i libri lasciati in giro alla mattina. In questo modo guadagnano tempo per arrivare dalle proprie famiglie giusto per cena o pranzo. Le luci si spengono, le porte si chiudono. Solo le persiane restano aperte, così i lampioni possono pennellare con i loro fasci luminosi le stanze e donare nuova linfa alla cultura; il buio rischierebbe di gettarla nell’oblio.
Appena il silenzio è palpabile, una tenda si muove e una figura compare. Quatta quatta raggiunge il tavolo XV. Poggia tutti i libri sul carrello e si sposta al tavolo di fronte, proprio sotto la finestra. I lampioni della via rischiarano il pianale come fosse giorno. 
“Ottimo!” pensa l’uomo “Nessuno si accorgerà che sono ancora qui…”

L’orologio appeso al centro del salone ticchetta i secondi inesorabile, allo spostamento delle lancette fa eco lo sfogliare delle pagine. Sono immagini surreali quelle riverberate sulle pareti dalla luce stradale arancione, increspata dai fiocchi di neve, che ora cadono copiosi. Solo il respiro pesante dell’uomo, ogni tanto, sovrasta il martellante avanzamento del tempo. Non distoglie gli occhi dalla lettura, si inebria del profumo delle vecchie carte, sembra pervaso da un’aura idilliaca. 
Il tempo passa, un rapido sguardo all’orologio che segna un minuto dopo la mezzanotte, quando… un lievissimo e impercettibile toc gli fa drizzare la testa e aguzzare la vista. Ma c’è di nuovo silenzio, sicuramente una folata di vento ha fatto sbattere una persiana contro il muro esterno. Si immerge di nuovo nella lettura, ma un eterno attimo dopo un dolore lancinante a un fianco gli fa sollevare la testa, digrignare i denti e strizzare gli occhi… Allunga una mano sul punto di dolore, la ritrae. La percepisce bagnata, la mette alla luce esterna e… sangue. Non fa in tempo a stupirsi che una sequenza di colpi sferzati con cattiveria e precisione gli si riversa addosso e lo punzecchia profondamente nel ventre. Sente la vita lasciarlo, non capisce cosa stia succedendo, allunga una mano per aggrapparsi al nulla, serra il pugno e rovina dalla sedia. Nessun gemito, nessun dolore. L’azione fulminea lo ha colto di sorpresa, il primo un assaggio, poi tanti pizzicotti ben assestati; si accorge di spirare annegando nel suo sangue, vorrebbe nuotare e uscire da quella situazione, ma non ha più forze e… chiude gli occhi… per sempre.

 

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