Oggi gita fuori porta.
Ci alziamo più presto del solito, la casa è in fermento, il papà carica la macchina, la mamma prepara le ceste per il picnic.
Chissà dove andiamo stavolta, a loro piace portarci in giro, perché a loro piace andare in giro, questa è la verità.
Partenza da Quercianella.
Pane fresco dal forno, bibite, acqua, formaggini, prosciutto e salame dal frigo.
Si parte, loro davanti, i grandi, noi due dietro, i piccoli: io a destra, Giorgio a sinistra, oggi non viene Gabriella, è troppo piccola, è rimasta a casa con la nonna.
Tengo il finestrino tutto abbassato e la testa quasi fuori, se non sento l’aria vomito.
Procediamo piano, il papà guida come una lumaca, ci ripete sempre: "chi va piano va sano e va lontano…" ma intanto chi lo sorpassa gli urla parole strane e gli fa le corna, chissà perché...
Dopo circa un’oretta svoltiamo per un lungo viale alberato, cinque chilometri diritti fino a Bolgheri, un’interminabile doppia fila di enormi cipressi, uno spettacolo.
A zonzo per il vecchio paesino ci infiliamo nei negozietti per gli inutili souvenir, il papà paga tutto e immortala tutto con la sua Leica.
A mezzogiorno abbandoniamo il sasso alla ricerca dell’erba, finalmente si mangia: formaggino spalmato sulle fette di pane toscano poi ricoperto di salumi, acqua con Idrolitina in abbondanza.
Dopo lo spuntino noi scorrazziamo sul prato rincorrendo il pallone, la mamma ci controlla e il papà in macchina fa la pennichella. Appena si sveglia si riparte, stavolta dormiamo noi, ma al risveglio non siamo a casa, il posto è deserto, al di là della strada una cabina telefonica e un paio di case, di qua, oltre il cartello Punta Ala, rigogliosa verdura attraversata da stretti viottoli, oltre c’è la spiaggia, con la sabbia, ma in giro non c’è nessuno, qui tira un forte vento, palle di sterpi si rincorrono veloci sollevando granellini di sabbia, il sole lentamente sta andando a nascondersi nel mare, spettacolo infernale, il cerchio rosso si tuffa nel ramato liquido irrorando il cielo con strali luminescenti e si specchia sulla semovente superficie acquosa mentre io osservo abbagliato la bassissima marea che ci concede escursioni al largo in due dita d’acqua, ci rincorriamo schizzandoci nel caldo umore serale, poi stremati e asciugati alla belle e meglio ci riportano a casa, felici.
Pane fresco dal forno, bibite, acqua, formaggini, prosciutto e salame dal frigo.
Si parte, loro davanti, i grandi, noi due dietro, i piccoli: io a destra, Giorgio a sinistra, oggi non viene Gabriella, è troppo piccola, è rimasta a casa con la nonna.
Tengo il finestrino tutto abbassato e la testa quasi fuori, se non sento l’aria vomito.
Procediamo piano, il papà guida come una lumaca, ci ripete sempre: "chi va piano va sano e va lontano…" ma intanto chi lo sorpassa gli urla parole strane e gli fa le corna, chissà perché...
Dopo circa un’oretta svoltiamo per un lungo viale alberato, cinque chilometri diritti fino a Bolgheri, un’interminabile doppia fila di enormi cipressi, uno spettacolo.
A zonzo per il vecchio paesino ci infiliamo nei negozietti per gli inutili souvenir, il papà paga tutto e immortala tutto con la sua Leica.
A mezzogiorno abbandoniamo il sasso alla ricerca dell’erba, finalmente si mangia: formaggino spalmato sulle fette di pane toscano poi ricoperto di salumi, acqua con Idrolitina in abbondanza.
Dopo lo spuntino noi scorrazziamo sul prato rincorrendo il pallone, la mamma ci controlla e il papà in macchina fa la pennichella. Appena si sveglia si riparte, stavolta dormiamo noi, ma al risveglio non siamo a casa, il posto è deserto, al di là della strada una cabina telefonica e un paio di case, di qua, oltre il cartello Punta Ala, rigogliosa verdura attraversata da stretti viottoli, oltre c’è la spiaggia, con la sabbia, ma in giro non c’è nessuno, qui tira un forte vento, palle di sterpi si rincorrono veloci sollevando granellini di sabbia, il sole lentamente sta andando a nascondersi nel mare, spettacolo infernale, il cerchio rosso si tuffa nel ramato liquido irrorando il cielo con strali luminescenti e si specchia sulla semovente superficie acquosa mentre io osservo abbagliato la bassissima marea che ci concede escursioni al largo in due dita d’acqua, ci rincorriamo schizzandoci nel caldo umore serale, poi stremati e asciugati alla belle e meglio ci riportano a casa, felici.
sn G.R.A.Z.I.E.
RispondiEliminaMI PIACE grz x la condivisione, (i tuoi racconti sono un tuffo nel passato, ricordi ormai sopiti che tu risvegli, GRAZIE, è sempre piacevole leggerTi) un saluto a tti.