André Jolivet (Parigi, 8 agosto 1905 – Parigi, 20 dicembre 1974) nato in una famiglia di artisti, Jolivet studiò violoncello, e in seguito composizione con Paul Le Flem, con il quale si concentrò sullo studio dell'armonia e del contrappunto.
Iniziò ad interessarsi all'atonalità dopo aver sentito in concerto le musiche di Arnold Schönberg, e su raccomandazione di Paul Le Flem divenne il solo studente europeo di Edgard Varèse, con il quale approfondì le sue conoscenze riguardanti l'acustica musicale, i sistemi di composizione atonali e l'orchestrazione.
Nel 1936 Jolivet, assieme ai compositori Olivier Messiaen, Daniel Lesur e Yves Baudrier, fondò il gruppo "La jeune France", con il quale promosse manifestazioni dedicate alla nuova musica. Fin da allora cominciò a rivelarsi quella che sarebbe rimasta la sua filosofia compositiva, ovvero l'idea di restituire alla musica il suo significato arcaico, quando essa era legata a fenomeni esoterici o religiosi, ritrovando così un lato emozionale strettamente collegato con l'aspetto rituale.
Nel 1945 pubblicò un articolo dove dichiarava che "la vera musica francese non deve niente a Stravinskij, sebbene Stravinskij stesso fu interessato ai temi del rituale in musica; questa presa di posizione fu dettata dal rifiuto del neoclassicismo in favore di uno stile compositivo meno accademico, e maggiormente collegato con la sfera spirituale.
Nel frattempo la musica di Jolivet si era allontanata dall'atonalità per riprendere un colore più lirico, spesso decisamente modale; la sua Prima sonata per pianoforte, composta nel 1945, mostra invece un tentativo di unire entrambi gli universi compositivi.
Mettendo a frutto una sua giovanile passione (fin da giovanissimo era stato attratto dal teatro), divenne direttore musicale presso la Comédie-Française, dove rimase dal 1945 al 1959, componendo numerose musiche di scena per le pièces di Molière, Jean Racine, Sofocle e Paul Claudel. Continuò comunque a comporre lavori musicali destinati alle sale da concerto, spesso ispirati dai suoi frequenti viaggi attorno al mondo (utilizzò infatti testi e musiche provenienti dall'Egitto, dal Medio Oriente, dall'Africa e dall'Asia).
Negli anni cinquanta e sessanta André Jolivet compose numerosi concerti solistici con orchestra per strumenti quali la tromba, il pianoforte, il flauto, l'arpa, il fagotto, il violoncello e le percussioni; questi lavori denotano tutti un uso virtuosistico degli strumenti solistici.
Fu anche uno dei pochi compositori che scrissero per le Ondes Martenot, uno strumento elettronico a tastiera inventato in Francia nel 1928 da Maurice Martenot.
Jolivet fondò il "Centre Français d'Humanisme Musical" nel 1959 a Aix-en-Provence, e nel 1965 fu nominato docente di composizione al Conservatorio di Parigi.
Morì nella sua città natale nel 1974, lasciando incompiuta la sua opera "Bogomilé ou Le lieutenant perdu".
Concerto per percussioni, 1958
In questo brano ascoltiamo 4 timballi, 1 rullante, 1 tamburo militare e 1 blocco di legno accompagnati da un'orchestra. È stato scritto nell'insolito tempo 5/4 con un tempo di ♩=152-160. All'inizio si sente soprattutto il trombone con interiezioni di altri ottoni, seguito velocemente dal resto dell'orchestra. Il clarinetto assume brevemente il posto di una piccola parte solista. I timballi sono molto concisi, ma funzionano per lo strumento principale solo dopo un tempo più lungo, prima di diventare più un accompagnamento. Successivamente il rullante si sposta maggiormente in primo piano, cosa che fa meglio con il suo suono un po' più stridulo. Sullo sfondo, dopo la confusione iniziale, gli strumenti ritrovano un filo conduttore, dove spiccano in particolare i fiati.
Una sezione un po' cupa inizia con gli ottoni bassi, subito seguiti dai legni. È interessante qui che l'oboe e il clarinetto formino tipi di intonazione propri e non classici, in parte simili nel suono a un'anatra. Il tamburo militare si percepisce solo dopo un po', ma poi diventa sempre più forte fino a suonare un assolo interessante che non prende il ritmo dalle diverse lunghezze delle note, ma solo dai suoi accenti; la durata della nota è sempre costante con le crome. Solo alla fine questo ritmo diventa sincopato prima che i blocchi di legno concludano il pezzo da soli.
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