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giovedì 4 aprile 2024

Giovanni Battista Viotti

Fontanetto Po [Vercelli] 12-V-1755 - Londra 3-III-1824

Di umili origini, poté studiare a Torino in casa di una nobile, e a vent'anni entrava nell'orchestra di corte. Nel 1780 iniziò, col suo maestro di violino Pugnani, un giro di concerti in Europa , spingendosi fino a Varsavia e Pietroburgo, e arrivando a Parigi nel 1782. Qui fu attivo anche presso la corte, facendosi apprezzare non solo come concertista di abilità straordinaria, ma anche come compositore. Dal 1788 si dedicò all'attività di impresario, organizzando spettacoli lirici e costruendo nel 1791 un teatro in via Feydeau; ma dovette poi trasferirsi a Londra, dove assunse la gestione del King's Theatre.
Accusato nel 1798 di connivenza coi rivoluzionari francesi, si rifugiò in un paese vicino ad Amburgo, rimanendovi per tre anni: tornato a Londra nel 1801, dovette mettersi a fare il mercante di vini, e solo nel 1813 poté riprendere l'attività di organizzatore musicale, fondando la Philharmonic Society. Ma ancora una volta non ebbe fortuna, e nel 1819 si recava a Parigi dove otteneva per un anno la direzione dell'Opera Italiana.
Rientrato a Londra, vi moriva in miseria. 

Continuatore della tradizione violinistica italiana, Viotti ha un posto di primo piano tra i fondatori della scuola moderna.
Strabiliò mezza Europa con le sue esecuzioni, e i suoi 29 concerti per violino costituiscono il primo repertorio veramente virtuosistico in senso moderno. Dal punto di vista musicale questi concerti non rappresentano già più il gusto aristocratico e fronzuto di tanta musica di fine '700, ma ricercano un'espressione individuale, romanticamente colorita: ne consegue che la
tecnica acquista movenze trascendentali, e che il solista diventa veramente il protagonista dei pezzi, eseguiti davanti a platee gremite ed entusiastiche. La sua produzione ebbe influenza non trascurabile sulla musica del tempo, e non è privo d'importanza notare che lo stesso Beethoven la conosceva e apprezzava a fondo. Oltre ai concerti per violino, compose anche concerti per pianoforte e orchestra, due sinfonie concertanti, una gran quantità di quartetti e altra musica da camera.

Concerto n°22 in la minore per violino e orchestra (1793)
Chi non conosce il giudizio che di questo Concerto viottiano ha dato più di 80 anni or sono Johannes Brahms? « Questo Concerto. . . è un pezzo magnifico, di mirabile libertà d'invenzione; sembra che sia improvvisato e invece è tutto magistralmente pensato e realizzato. » 
A popolarizzare ancor più la composizione pensò il grande violinista Joachim, che lo prediligeva. Di fatto questo pezzo rappresenta nell'evoluzione del
concerto per violino una vera e propria pietra miliare, che ebbe non poco influsso sullo stesso Beethoven e su Brahms. In esso convergono le esperienze della migliore tradizione italiana e di certo acceso sinfonismo cherubiniano (specie nell'ultimo tempo), ma la sensibilità vi è tutta romantica, tutta protesa
verso orizzonti e sonorità nuove, pur con una melodia talmente tersa da far pensare a volte (si veda il secondo tempo) a Mozart. Il violino non è trattato come strumento di puro virtuosismo (a una tecnica assai brillante Viotti era peraltro stato propenso nella maggior parte dei precedenti concerti), ma come
veicolo d'espressione che alle esigenze interiori del musicista piega una tecnica forbita e scaltrita come poche altre.
I tempi del Concerto sono: "Moderato," "Adagio" e "Agitato assai."

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