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giovedì 16 ottobre 2025

Pro


Garth Ennis è sempre lui, con il suo stile estremo, pieno di volgarità, colpi bassi e ironia feroce. Immaginate che il guardiano (o guardone), potente alieno che spia la terra per i suoi ignoti scopi, decida per scommessa di donare dei superpoteri ad una persona disperata, cinica e rassegnata, per il solo gusto di scoprire se chiunque possa essere un eroe. Immaginate che la prescelta sia una prostituta sboccata, sporca, arrabbiata, e che le controparti supereroistiche del suo mondo siano la parodia del supergruppo per antonomasia, la Justice League, ed avrete Pro.
Ennis sfotte apertamente tutto l’ideale del supereroe come personaggio pieno di valori e bontà, smontando pezzo per pezzo l’irrealtà buonista dei comics di una volta attraverso un personaggio eccessivo (forse anche troppo), cresciuto per la strade tra mille privazioni e il cui primo pensiero una volta ricevuti i poteri è di come farci soldi con il proprio “mestiere”.
L’incredibile di un autore come Ennis è come riesca a riciclare concetti già usati e riusati nei suoi fumetti e lo stesso, personale ma forse abusato, modus operandi confezionando comunque una lettura leggera, divertente, spiazzante.
Ad assisterlo nei disegni troviamo i coniugi Palmiotti: Amanda Conner (Vampirella, Starman, Codename:Knockout) per le matite e Jimmy Palmiotti (Ash, 21 Down, Resistance) alle chine. Lo stile è coerente con la storia, tra classico fumetto supereroistico e caricaturale, accentuando il lato più sordido e trasandato degli uomini e delle donne in calzamaglia.



 

 

mercoledì 15 ottobre 2025

Ludwig Wilhelm Andreas Maria Thuille

 

(Bolzano, 30 novembre 1861 – Monaco di Baviera, 5 febbraio 1907)

Nella città quasi ai confini del grande Impero Asburgico la famiglia risiedeva ormai da tempo. Le origini tuttavia – almeno secondo una affascinante anche se non confermata ipotesi –  ci portano in Savoia, una terra di montagna come il Tirolo, ma all’estremo nord ovest dell’arco alpino, e per la precisione a La Thuile, cittadina della Valle d’Aosta a sud del Monte Bianco già nota ai tempi dei romani, vicina alla Francia da cui la separa il colle del Piccolo San Bernardo. Una cittadina incantevole tra le montagne e i ghiacciai, in una valle dove scorre il torrente Rutor.

Il Tirolo, dove la famiglia Thuille si era trapiantata, faceva parte del grande Impero retto da Francesco Giuseppe. A Bolzano la vita era dunque quella di una città della periferia di uno Stato multietnico e multiculturale, un mondo di sicuri riferimenti e saldamente ancorato nella tradizione. La casa in cui nacque Thuille, il cui nome per intero era Ludwig Wilhelm Andreas Maria, si trova nel cuore della città, nella via della Mostra, là dove le cose anche oggi non sono davvero molto cambiate. Bolzano era all’epoca come adesso una città di intenso scambio culturale e commerciale. Era molto facile dunque incontrare i personaggi più differenti. C’erano attori, musicisti, intellettuali e commercianti, oltre ai viaggiatori soprattutto di passaggio. Da qualche anno esisteva la linea ferroviaria che collegava Verona a Bolzano e da lì a pochi anni la ferrovia sarebbe arrivata al Brennero. Dunque in città passavano i viaggiatori del nord diretti al sud, e altri che compivano il cammino inverso. Poi c’erano gli impiegati della amministrazione imperiale, il personale della guarnigione e i militari dislocati nel territorio. Nelle strette strade della città si potevano ascoltare accenti bavaresi, boemi, ungheresi, italiani, lingue e usanze diverse.

Per una città dedita per lo più al commercio, a Bolzano c’era una vivace vita culturale. Il borgomastro della città all’epoca era Joseph Streiter, anzi il Doktor Josepf Streiter, discendente di una ricca famiglia, avvocato e intellettuale, che dirigeva una società di concerti, il Musikverein. Oltre a questa associazione concertistica c’erano serate di quartetto, musica sacra nel Duomo e un’attività teatrale al Teatro della corona imperiale. Il direttore del quotidiano locale, il Giornale di Bolzano, era anche un compositore di Lieder. La musica dunque non mancava intorno al giovane Ludwig Thuille, che dimostrò subito talento e una precosissima maturità. Una compagna di giochi lo ricordava un bambino quieto e introspettivo, spesso perso nei suoi sogni. Tuttavia non rifiutava mai di partecipare alle birichinate tipiche dei ragazzini. Un’inclinazione alla vita e al sorriso che rimase un tratto del suo carattere e della sua musica.

Dai resoconti del tempo sembra che la vita musicale a Bolzano fosse vivace, cosa che del resto è nella tradizione austroungarica, dove la musica fa parte della vita quotidiana delle persone. Certo è che il giovane Ludwig Thuille ebbe modo di manifestare e sviluppare il suo talento. Oltretutto la musica era di casa anche nella vita familiare. Il padre Johann Thuille era un apprezzato benestante uomo d’affari, che commerciava in musica e oggetti d’arte. Nel suo negozio vendeva non solo sculture e quadri, ma anche partiture, trascrizioni d’opere per pianoforte e musica di consumo d’ogni genere, trattava pianoforti e noleggiava strumenti e oggetti musicali. Il giovane Ludwig iniziò presto a studiare e fu ammesso nella classe violino di Josef Anzoletti nella scuola dell’Associazione Musicale, e poiché nel Conservatorio cittadino venivano insegnati solo canto e strumenti orchestrali, Ludwig prese lezioni di pianoforte probabilmente dal padre. Di questo doppio studio apprendiamo notizia da un articolo del quotidiano „Bozner Zeitung“ sul concerto degli allievi del 20 giugno 1872, nel corso del quale Ludwig Thuille, che aveva undici anni aveva suonato consecutivamente violino e pianoforte. Ed è ai due strumenti che aveva imparato a conoscere da piccolo che dedicò la sua prima composizione, la Sonata per pianoforte e violino op. 1.

Ludwig era ancora un ragazzo quando, morti entrambi i genitori e grazie al sostegno di uno zio, entrò nel coro della celebre abbazia di Kremsmünster, una cittadina a sud di Linz, tra Salisburgo e Vienna.  Li si trovava il monastero benedettino fondato nel 777 dove i monaci avevano dato vita ad una cittadella della fede, delle arti e delle scienze. Qui avevano studiato l’amico e copista di Mozart Sußmeyer e anni dopo lo scrittore Adalbert Stifter. Chissà se anche Ludwig Thuille, come Stifter, avrà ricordato negli anni il paesaggio trasparente e le albe azzurre che avevano fatto da sfondo ai giorni dei suoi studi umanistici e musicali all’abbazia. Forse non ebbe il tempo di farlo, morirà troppo giovane per vivere gli anni dei ricordi.

A sostenerlo economicamente nei successivi anni di studio, intervenne una benestante signora,  Pauline Nagiller, vedova di Matthäus Nagiller, un violinista celebre e amico della famiglia Thuille ai tempi di Bolzano. Grazie al sostegno della signora Pauline, Ludwig si traferì a Innsbruch e poi a Monaco, dove entrerà nel Regio Conservatorio della città per studiare pianoforte, organo e composizione laureandosi nel 1882 con il massimo dei voti in quasi tutte le materie.   Furono quelli gli anni in cui Thuille rinsaldò il suo rapporto con Strauss, di cui era amico – grazie a Pauline Nagiller – già dai tempi di Innsbruch. I due ragazzi uno di 13 l’altro di 16 anni (Strauss era il più giovane dei due) avevano trovato un’intesa immediata. A Monaco Thuille divenne un ospite fisso a casa Strauss, dove ogni giorno si faceva musica. Il padre di Strauss, Franz Strauss, non solo era il primo corno dell’Orchestra di Corte, ma era una autentica celebrità, tenuto in grande considerazione da direttori e compositori. Possiamo dunque immaginare facilmente quali e quanti fossero i musicisti che frequentavano la casa. Con Thuille Strauss condivideva innanzitutto il fatto di essere stato anche lui un talento precoce. C’erano pochi anni di differenza tra i due ragazzi,  ma bastavano a far sì che Ludwig Thuille esercitasse una forte influenza sul più giovane Richard, il quale lo ricambio sempre con una sincera ammirazione.

Fu Strauss a tenere a battesimo la Sinfonia in fa maggiore  dell’amico, dirigendola nel 1886 a Meiningen, dove era diventato direttore dell’orchestra cittadina.  In quegli anni la carriera di Strauss e anche quella di Thuille erano fortemente influenzate dalla poetica dei Nuovi Tedeschi, i musicisti che nella Germania del tempo si opponevano alla visione conservativa della musica in quel momento identificata (erroneamente potremmo dire oggi) nell’opera di Brahms. Alexander Ritter, compositore e violinista, coetaneo di Brahms, ma tenace ammiratore di Wagner, cercò di convertire Strauss e Thuille alla religione wagneriana. La musica assoluta era il mondo di Beethoven che in Brahms aveva trovato il suo compimento, ora Liszt e Wagner avevano aperto nuovi orizzonti. Liszt con la musica a programma e il poema sinfonico, Wagner con l’uso estenuato della dissonanza e la melodia infinita. Invero i due ragazzi non erano ancora – in quel periodo – così distanti da Brahms. Infatti fu proprio a casa di Strauss a Meiningen che Thuille incontrò Brahms, il quale l’anno prima, il 1885, aveva presentato al pubblico la sua Quarta sinfonia. Sappiamo che il giorno dell’incontro Thuille aveva con sé la partitura della sua Sinfonia in fa maggiore, ma non sappiamo se poi la mostrò a Brahms, né tantomeno sappiamo se Brahms ne diede un giudizio e quale. Ad un primo sguardo potrebbe addirittura sembrare che la Sinfonia si apra con un omaggio a Brahms, perché Thuille inserisce prima dell’Allegro del primo tempo un Adagio esattamente come aveva fatto Brahms nella sua prima sinfonia, ma il clima è del tutto differente. Ritroviamo invece quella che abbiamo definito fin dall’inizio la caratteristica migliore di Thuille, l’inclinazione alla leggerezza. Infatti è lo stesso Strauss a confermargli il bel successo che la sua sinfonia aveva riscosso presso il pubblico di Meiningen. Con la sincerità di un amico gli parla anche del primo movimento dicendogli che forse era un po’ lungo per l’ascoltatore inesperto, ma sicuramente gli altri movimenti avevano conquistato tutti.  Il Minuetto, in particolare, insieme al Largo maestoso, fu assai apprezzato e spesso venne eseguito indipendentemente dalla Sinfonia, come pezzo da concerto. Il Trio di questo Minuetto poi ci porta  esattamente nel clima più congeniale a Thuille, la leggerezza colta di un compositore non artificioso, con una visione personale del mondo romantico di Mendelssohn e Schumann, che a dire il vero è ormai distante nel tempo. Ma per lui forse ancora non così tanto…

Nella musica di Thuille riaffiora tutta la tradizione tedesca che faceva parte della vasta cultura dell’autore. E proprio grazie alle sue tante competenze che Thuille entrò ben presto a far parte della vita musicale di Monaco, prima come istitutore privato nella casa del barone Theodor von Dreyfus, poi come docente all’Accademia di Musica, Akademie der Tonkunst dove nel tempo divenne un celebre maestro di teoria e composizione con allievi che iniziarono ad arrivare da lui da ogni parte della Germania e poi da tutto il mondo. E’ stato definito un conservatore, ciò che è vero è che si tenne discosto dalle scelte estetiche dei suoi famosi contemporanei. I suoi più intimi amici erano Richard Strauss e Max Schillings. Avevano personalità differenti. La musica di Thuille non aveva il fascino infinito di quella di Strauss, né il pathos delle composizioni di Schillings, però possedeva una grazia spensierata e un calore comunicativo che traspirano ad ogni pagina. Thuille agli inizi del novecento ebbe un considerevole successo anche come compositore di opere. Soprattutto di un’opera dal titolo Lobetanz che dopo la prima rappresentazione a Karlsruhe il 6 febbraio 1898 venne rappresentata a Monaco e poi a Berlino con la direzione di Strauss. Il librettista dell’opera era Jiulius Bierbaum, un personaggio senza dubbio singolare. Giurista un po’ eccentrico, intellettuale bohémien, all’occasione poeta, fondatore di giornali e riviste  che sparivano poco dopo, costantemente senza denaro, e naturalmente scrittore di romanzi, racconti e drammi. Il libretto racconta la storia di una principessa triste la quale non trova chi la liberi dalla malinconia, finché non giunge al castello Lobetanz, violinista e menestrello. Una trama esile per una musica che al contrario si rivelò brillante. Fu un grande successo e circolò a lungo anche dopo la morte dell’autore. Nel 1911, venne presentata a New York al Metropolitan e a Filadelfia.

Dell’opera non esiste alcuna incisione, quello che rimane è l’Ouverture della prima opera di Thuille, Theuerdank, vicenda cavalleresca, ambientata nel tardo quattrocento, su libretto di quell’Alexander Ritter, wagneriano, di cui si è parlato. Fu l’autore stesso in questo caso a salvarne solo l’Ouverture, che poi è entrata nel repertorio come Ouverture Romantica.
Anche per Thuille, come per il prediletto Schumann, gli anni del fidanzamento e i primi del matrimonio furono anni felici anche sotto il profilo creativo. In quel periodo Thuille si dedicò soprattutto al genere a lui più congeniale, la musica da camera. Sappiamo che era un eccellente camerista, e a Monaco era molto richiesto nei concerti di musica di insieme. La musica da camera rimase sempre la sua grande passione. Negli anni dal 1885 al 1887 lavorò alla composizione sua ancora oggi più celebre, il Sestetto per pianoforte e fiati op.6, che non a caso venne dedicato alla moglie, Emma Dietl. Il pezzo, presentato al Festival di Wiesbaden nel 1889, ebbe subito un grande successo. Si tratta di una pagina felicissima, equilibrata e piena di entusiasmo, che ci viene incontro con lo stile di un Brahms che non ha dimenticato la lezione di Schumann. Nonostante tutto questo però è la composizione che meglio ci fa capire il mondo interiore di Thuille. La ricerca del colore del suono appare già da subito con il mormorio del pianoforte che apre lo sguardo ad una scena larga e trasparente,  un paesaggio profondo in cui entrerà ben presto il corno e poi gli altri strumenti in un dialogo strumentale pieno di inventiva. Sembra uno scenario di montagna, forse di quelle montagne del Tirolo che Thuille aveva nelle sue origini.

Grande successo avrà anche un’altra composizione cameristica, il Quintetto per pianoforte e archi op. 20, composto sulla fine del secolo, tra il 1898  e il 1901. Nel 1903 l’amicizia tra Strauss e Thuille ebbe un lungo momento di rottura causata da una critica severa pubblicata da Bierbaum, il librettista di Thuille, su un quotidiano. Strauss ritenne che la critica fosse stata ispirata da Thuille e ruppe i rapporti con lui per quasi tre anni. La riappacificazione avvenne grazie ad una lettera di Thuille all’amico, nel 1906, ma i due non ebbero più occasione di incontrarsi perché Thuille morirà a Monaco per un attacco di cuore quando non aveva neppure quarantaseianni, nel febbraio del 1907.  Dunque si era rotto per sempre quel sodalizio iniziato quando i due erano ancora ragazzi, quando Strauss scriveva all’amico lettere piene di ammirazione, chiamandolo il più caro, il migliore, il più gentile e magnifico degli amici, e Thuille lo ricambiava di identico affetto. Strauss che pure rimproverava l’amico per essere troppo schumanniano, ma poi chiedeva a lui di aiutarlo – si racconta –  a risolvere problemi di contrappunto per la sua Sinfonia Domestica. Un’amicizia testimoniata da molti intensi momenti, dalla dedica di Strauss a Thuille del Don Juan e da parte di Thuille dalla versione del poema sinfonico per pianoforte a quattro mani. Un volume di lettere di oltre duecento pagine testimonia il loro lungo sodalizio. Gli ultimi anni di vita di Thuille sono segnati dal suo grande successo come docente di composizione. In un libro che si intitola “Una ragazza americana a Monaco” è descritta una visita a Thuille da parte di una ragazza, Mabel Daniels, arrivata a Monaco nel 1902.  La ragazza ci conduce a casa di Thuille e mentre è in anticamera ad aspettare ci confessa di essere venuta a Monaco principalmente per studiare con il maestro. Thuille parlava poco l’inglese e la ragazza non conosceva che poche parole di tedesco, ma Thuille accettò di farle lezione. Si sarebbero intesi con un po’ di francese – disse – e eventualmente in latino. Così Miss Daniels entrò a far parte del gruppo di compositori, la Giovane Scuola di Monaco, che si riunivano attorno a Thuille: ne facevano parte tra gli altri Ernst Bloch e Walter Braunfels, ed era conosciuto come Le Thuilleries. Nello stesso anno Thuille scriveva la Sonata per pianoforte e violoncello op. 22, la sua ultima opera pubblicata. Una pagina molto felice in cui ritroviamo ancora una volta la disponibilità al canto che Thuille aveva sempre seguito. Quella sua inclinazione così personale è di certo ciò che meglio definisce la sua personalità, plasmata dalle sue origini, un connubio appagato tra melanconia tedesca e spensieratezza latina.


domenica 12 ottobre 2025

Progressive Spin, puntata 18



Wilson Project - Bolshoi
Daal - Horror Vacui
Peter Baumann - No One Knows
Sykofant - Red Sun
Black Country, New Road - Mary
The Swan Chorus - The Upside of Down
Jinjer - Kafka
Epica - Obsidian Heart


 

sabato 11 ottobre 2025

SNMN, puntata 18



Guilty Of Joy - New Reality
Luminol - Artax
Ego Divided - Reflections
AJNA - La Vita Scorre
Zen Hobo - Fooled By You
WorldPlan - Fluoxetina
Farmakon - Maledetto Ciao
Accumulator Grids - Transilvania
Manleva - Flash Mob
Foma Fomic - Al Tranvai
Woda Woda - Lady Mazikeen
Zara Broadway - Happy Pill
My Evil Twin - Crazy
Wet - Jack&Rose


 

venerdì 10 ottobre 2025

Scacco matto



Stati Uniti, 1959 / Eric Ambler

La Checkmate Inc. è un'agenzia investigativa di San Francisco coordinata dal criminologo Cari Hyatt (Sebastian Cabot) e formata da Dan Corey (Tony George) e Jed Sills (Doug McClure), ai quali si aggiungerà in seguito Chris Devlin (Frank Betts). Variamente assortiti, i quattro cercano non solo di risolvere i crimini, ma anche di prevenirli.



Le trame, scritte da Eric Ambler, famoso soprattutto per i suoi romanzi di spionaggio, erano elementari ma piacevoli, mentre la musica composta da John William, che in seguito firmerà quella di film come Guerre stellari (Star Wars) ed
E. T., era davvero accattivante. 



Può essere curioso ricordare che in Checkmate, questo il titolo originale della serie (andata in onda per settanta episodi da 50 minuti dal 10 settembre 1959 al 19 settembre 1962), facevano di tanto in tanto capolino attori del calibro di Charles
Laughton, Peter Lorre, James Coburn, Lee Marvin e Mickey Rooney.

giovedì 9 ottobre 2025

Pat La Rocca



Damiano Damiani è stato uno sceneggiatore e regista italiano, noto per classici degli anni '60 come "L'Isola di Arturo" (1962), "El Chuncho, Quien Sabe?" (1966) e "Mafia", alias "Il Giorno della Civetta" (1968). È stato anche il regista dell'acclamata serie TV "La Piovra". Damiani ha iniziato la sua carriera come fumettista, nell'ambito del cosiddetto "Gruppo di Venezia", associato alla rivista di fumetti Asso di Picche. Damiano Damiani rimane uno dei pochi celebri registi di film live-action ad aver disegnato fumetti nella sua carriera.

Damiano Damiani nacque nel 1922 a Pasiano di Pordenone, in Friuli, e studiò all'Accademia di Brera a Milano. Iniziò la sua carriera di fumettista a metà degli anni '40, al fianco di artisti come Hugo Pratt , Dino Battaglia , Paul Campani e Fernando Carcupino . Il gruppo produsse la rivista a fumetti sul vigilante mascherato "Asso di Picche" (1945-1949), scritta da Mario Faustinelli e Alberto Ongaro. Damiani contribuì anche alla serie poliziesca noir "Hogart il Giustiziere". La storia fu ristampata come "Bogart il Giustiziere" nel fumetto Sgt. Kirk nel 1968-1969.
Damiani disegnò anche la serie a fumetti "Mike Lazy" (1946), di cui due volumi furono pubblicati nella collana "Albo Dinamite" delle Edizioni Il Carro di Milano. Fu l'autore unico del fumetto gangsteristico "Pat La Rocca" (1946), di cui due albi apparvero nella collana "Collana Gialli Film" delle Edizioni Il Carro. Un terzo volume fu pubblicizzato, ma non uscì mai. 

 Nello sfogliabile troverete la sequenza finale del fumetto L'uomo di gomma.



 

URANIA n.57 - Cyril Judd: L'ordine e le stelle



Questo romanzo ci trasporta in un mondo dove regna il più perfetto ordine e ci narra la storia e le esperienze di un uomo, condizionato dall'educazione speciale avuta a diventare un perfetto Armigero: Cade. Cade è un Soldato virtuoso, dalle abitudini spartane, che ha un solo Dio: l'Imperatore, e una sola cosa sacra: la sua arma per i quali deve combattere, uccidere e morire. Per una serie di avventure appassionanti, narrate con chiara, logica, psicologica successione, l'Armigero cade incontra una ragazza che cospira contro l'Ordine costituito per raggiungere l'ideale di una umanità non più statica e decadente nella sua perfezione, ma in evoluzione nel tempo. Il castissimo Armigero Cade si innamora della ragazza: prima per ritrovarla e poi per difenderla, l'Armigero Cade rinnega tutto ciò in cui ha creduto, perchè tutto ciò in cui ha creduto gli ha vietato di conoscere l'amore. Per amore l'Armigero Cade ridiventerà uomo, adoprerà il suo coraggio e la sua intelligenza, la sua forza e la sua volontà in favore della grande causa dei Marziani, per la quale la ragazza che gli ha svelato l'amore combatte.
 

mercoledì 8 ottobre 2025

Jerzy Gablenz

 

(Cracovia, 23 gennaio 1888 – Kolo, 11 novembre 1937)

Era un compositore polacco dimenticato, conosciuto soltanto da pochi studiosi, Jerzy Gablenz è autore di musica sinfonica, cameristica e per il teatro; direttore di una piccola azienda, scrive musica nel tempo libero, appassionato di tecnologia, costruisce apparecchi radio. Muore tragicamente in un incidente di volo.

Jerzy Gablenz nasce a Cracovia. Suo nonno materno era violinista (un alunno del Conservatorio di Vienna che divenne uno dei direttori dell'Accademia di Musica di Cracovia), suo zio era un affermato violista e suo padre un eccellente pianista. Crebbe in una casa "satura di musica" e fin da piccolo studiò pianoforte, flauto (di cui sarebbe diventato un virtuoso), organo e violoncello.
Nonostante dimostrasse un tale talento musicale, al ragazzo non fu concesso di assecondare il suo desiderio di intraprendere una professione musicale studiando a Berlino, Parigi o Vienna. A Cracovia frequenta la scuola “J. Sobieski” e successivamente la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Jagellonica.

Si esibisce occasionalmente con alcune orchestre della città. Come compositore si forma sotto la guida di Władysław Żeleński e Feliks Nowowiejski.
Si laurea nel 1913 e inizia a lavorare nell’azienda di prodotti alimentari del padre, ampliandola e gestendola direttamente dal 1930, morto il genitore. Uno dei suoi obiettivi, a quanto pare, era quello di garantire un reddito al suo unico figlio. Poco dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i genitori e le due sorelle di Jerzy partirono per Vienna, lasciandolo a gestire l'attività. Nonostante questa responsabilità, trovò comunque il tempo di suonare il flauto in un'orchestra locale e l'organo nella cattedrale. Nel 1917 sposò Małgorzata (Margaret) Schoenówna, conosciuta un decennio prima. Fu in quel periodo che furono scritte le sue prime composizioni (brani per pianoforte, canzoni e una suite per orchestra d'archi), sebbene la maggior parte non sia sopravvissuta.

Le prime composizioni di Gablenz risalgono agli inizi del XX secolo, si tratta di studi, brevi pezzi per pianoforte e per voce e pianoforte; di questi lavori Gablenz non compila alcun catalogo ritenendoli poco significativi, soltanto dopo la fine della prima guerra mondiale tiene un elenco delle sue opere. Gli anni ’20 sono il suo periodo più fecondo; tra le composizioni più importanti figurano alcuni poemi sinfonici scritti tra il 1923 e il 1925, tra cui “Campi soleggiati”, “Pellegrino” e “Nelle montagne”. Del 1926 è il Concerto per pianoforte Op. 25, oggetto della registrazione della Radio polacca in occasione del centenario della nascita. Gablenz non è un compositore innovativo e la sua musica, dopo la seconda guerra mondiale, raramente viene eseguita.

Gablenz era dotato di un eccezionale talento compositivo, dedicandosi in parte alla gestione dell'azienda di famiglia e allo studio di legge, riuscì comunque a scrivere, tra gli altri, un'opera, poesie sinfoniche, un concerto per pianoforte e soprattutto 86 canzoni, che erano la sua forma di espressione preferita, e una monumentale sonata per violoncello.

L'oscurità di Jerzy Gablenz potrebbe essere in parte dovuta a una litania di opere rimaste incomplete o mai eseguite. Il concerto per pianoforte, ad esempio, completato il 20 settembre 1926, non fu eseguito fino al 1977 in un concerto a Santo Domingo (con il pianista Józef Stompel come solista), dove Thomas Gablenz, uno dei figli di Jerzy, aveva preso dimora. Gablenz utilizza uno stile post-romantico, pieno di slancio e cambiamenti di umore. Qui si possono trovare echi dell'opera dei suoi professori, Zelenski e Nowowiejski, ma anche di Rachmaninoff. La forma estesa e la trama densa sono una sfida per gli artisti.


MONDADORI n.57 - Edgar Wallace: La compagnia dei ranocchi


Cos'è la Compagnia dei Ranocchi? Una misteriosa setta religiosa? Una banda criminale? Che rapporti ha con la Compagnia il proprietario della Bliss General Hardware Corporation, che viene aggredito e ridotto quasi in fin di vita in nome della misteriosa associazione? E perché successivamente si verificano altre aggressioni analoghe? La risposta a tanti interrogativi dovrà darla l'ispettore Elk di Scotland Yard, dopo una serie di colpi di scena che fanno di questo romanzo una delle opere più riuscite di Edgar Wallace.

 

lunedì 6 ottobre 2025

William Bankier: Ritorno a casa



Il bigliettaio era un giovanotto, portava la macchinetta dei biglietti fissata al petto per mezzo di cinghie, come una fisarmonica. Steve Taylor gli chiese un biglietto da cinquanta pence. Dopo sei settimane di continui percorsi sull’autobus Numero 11 dal Westminster Hospital a Chelsea, Taylor sapeva che il prezzo della corsa era di cinquanta pence. Il giovane prese la moneta, regolò il dispositivo della macchinetta distributrice, girò la manovella per far uscire il talloncino che staccò e consegnò al passeggero brizzolato di capelli ma con la faccia da bambino. Poi, con passo barcollante, se ne tornò verso il fondo del veicolo.
Alle otto e mezzo di sera, l’autobus aveva un percorso abbastanza sgombro davanti a sé e poteva perfino saltare alcune fermate completamente deserte. Taylor sedeva in uno stato di semi-ipnosi mentre veniva trasportato oltre Vittoria Station, lungo Pimlico Road e fino a Sloane Square. Stavano percorrendo la King’s Road quando gli capitò di gettare un’occhiata al biglietto. Il codice stampato mostrava la lettera C. Taylor sapeva che la C indicava una corsa da trenta pence. Lui ne aveva pagati cinquanta: la lettera corrispondente era la E.
Provò solo un lieve senso di irritazione. Poteva darsi che il bigliettaio avesse fatto un errore involontario, nel battere la lettera. Più probabilmente, lo aveva fatto di proposito, mettendo venti pence della corsa di Taylor in un’altra tasca. Perché preoccuparsene? Taylor non ne aveva avuto alcun danno, era quasi a destinazione, ormai. L’unico imbarazzo poteva venirgli dal fatto che un controllore salisse sull’autobus e volesse vedere tutti i biglietti, ma era poco probabile, a quell’ora tarda. No, la sola a rimetterci era l’Azienda dei Trasporti di Londra, e perché mai Taylor doveva curarsene?
— Ma che cosa te ne importa? — disse Flora Corrigan, seduta dall’altra parte del tavolo, al Roebuck. Dopo tre settimane, Taylor aveva fatto l’orecchio all’accento di Glasgow e ora capiva quasi tutto quello che lei diceva.
— Il furto mi dà fastidio. È sempre stato così. — Mandò giù qualche sorso di birra. — Da noi a Montreal, anni fa, c’erano degli esattori a riscuotere il pedaggio dagli automobilisti, sul ponte Jacques Cartier. Poi il sistema venne modernizzato, vennero installate le macchine, sai?... quei cesti dove si getta dentro la moneta e la barriera si alza...
— Ah, sì — disse Flora.
— Nel primo mese, le macchine incamerarono quarantamila dollari in più di ogni altro mese precedente. Gli esattori facevano sparire in media la bellezza di quarantamila dollari: risultò che erano tutti proprietari di immobili.
— Che cosa ti aspetti, tu, dalla gente? — domandò Flora. Aveva occhi ridenti, di un azzurro chiarissimo, e una massa di capelli nerissimi che le incorniciavano

domenica 5 ottobre 2025

Progressive Spin, puntata 17



Tortoise - Oganesson
Rivers of Nihil - Criminals
Falling into Birds - Unbearable Levity
Causa Sui - Astral Shores
In The Woods... - The Crimson Crown
Vimma - Tarviin
Raccomandata con Ricevuta di Ritorno - Ancora l'ombra


 

sabato 4 ottobre 2025

SNMN, puntata 17



Unkle Kook - Canned Tuna
Eternal Silence - How Soon Is Now?
Ice Wings - Earendel
Funcool - AccettA
Stenox - Hands Shaking
Piano 9 - Anarcolettica
Zona - In fondo al mondo
Foma Fomic - L'aguzzino di me stesso
Electric Confidence - Cage
Mazma Rill - Piccole Anime
NRG1 - The Way You Play
Isolated System - Tide
KO party - Alle corde
Kukla - Primo giorno sulla Terra
NeroLuce - L'estate è un attimo


 

venerdì 3 ottobre 2025

Kerstin Backman: Lo sconosciuto



Era la vigilia di Natale, vent’anni fa, il primo Natale che avremmo trascorso nella nostra piccola casa di campagna di legno rosso, ai margini di una foresta nel nord della Svezia. La costruzione era molto vecchia e arredata con mobili altrettanto vecchi, ma così a buon mercato che potemmo permetterci di comprarla. C’era anche una piccola stalla dove era possibile tenere pochi cavalli e due piccoli campi nei quali gli animali potevano correre. Uno stretto viottolo conduceva alla strada principale. Eravamo così lontani dalla città più vicina che la nostra era sempre una delle ultime strade che venivano sgombrate dalla neve.
Questo Natale ci sembrava magico. La nostra famiglia non aveva mai vissuto prima in campagna.
La neve era caduta per giorni e tutto il mondo era bianco e soffice sotto quella morbida coltre. Il paesaggio tutt’intorno assomigliava a un mare ghiacciato costellato di gigantesche onde gelate. Più tardi, quello stesso giorno, la neve smise di cadere e le nuvole lentamente svanirono. Una pallida luce proveniente dal sole al tramonto si rifletté in scintillanti cascate sulla neve.
Le betulle e i pini nella foresta sembravano coperti di una pelliccia di neve.
Era come vivere in una di quelle cartoline natalizie e noi, in mezzo a quel bianco silenzio, eravamo felici come bambini. Quell’inverno sembrava un regalo speciale concepito apposta per noi. Accanto a mio marito e ai miei bambini sentivo che quello era un Natale in cui tutto avrebbe potuto accadere.
Consumammo la tradizionale cena della vigilia raccolti attorno al vecchio tavolo della cucina. Era una cena tradizionale svedese: un grosso prosciutto, costolette, cavolo e piselli serviti con pane, formaggi e ogni tipo di salsicce. Dopo ci sedemmo a chiacchierare alla luce tremolante delle candele nel piccolo salotto, ignorando le pile di piatti sporchi in cucina.
Proprio allora, alle dieci di una scurissima notte di Natale, qualcuno bussò alla porta principale.
Ci guardammo l’un l’altro. Non conoscevamo ancora nessuno dei nostri vicini e quale dei nostri amici avrebbe potuto venire a farci visita, considerato che abitavamo così lontano dalla città?
Di nuovo ci fu un colpo alla porta. Io mi alzai e andai a vedere chi era.
Lì, in mezzo alla neve, solo e con alle spalle un cielo che riluceva di stelle, c’era un

Commissario Sartori



Italia, 1971 / Franco Enna

Figlio di un maresciallo dei carabinieri - come lo stesso autore, tanto che secondo Loris Rambelli in un brano de La bambola di gomma potrebbe essere adombrato un suo ricordo d'infanzia, attribuito al protagonista: «E si rivide bambino, poi
ragazzo, nelle tante caserme di carabinieri dov'era cresciuto al fianco di suo padre maresciallo, tra uomini in uniforme che lo coccolavano, scalpiti di cavalli nelle scuderie e tintinnare di sciabole e di speroni» -, che gli ha insegnato soprattutto a
capire gli uomini e «a essere prima uomo e poi poliziotto», Federico Sartori (Fefè, per la moglie Teresina, siciliana come lui , che non si è mai del tutto abituata alla vita nella capitale) è commissario di pubblica sicurezza della sezione omicidi di
Roma. 



Calmo e riflessivo, abita nel quartiere popolare di Centocelle, ha due figli, Tina e Carlo, e si sposta con una Ford Capri GT. Spesso lavora con il brigadiere Corona, un compaesano un po' pingue e dalla faccia rotonda con il quale si intende a colpo d'occhio. I romanzi di Franco Enna con il commissario Sartori sono stati pubblicati
da Longanesi.

 

giovedì 2 ottobre 2025

Rosco & Sonny


Rosco e Sonny sono una coppia di personaggi dei fumetti ispirati a Starsky e Hutch dell'omonimo telefilm e creati nel 1981 dallo sceneggiatore Claudio Nizzi con i disegni dapprima di Giancarlo Alessandrini e in seguito di Rodolfo Torti, il quale continuerà sui testi di Rudy Salvagnini. La serie è stata pubblicata sulla rivista Il Giornalino, con cadenza periodica a partire dal n. 46 del 22 novembre 1981 fino al n. 19 del 6 maggio 2012.

I due simpatici poliziotti sono in servizio al Quindicesimo Distretto di Mallaby Street, in una città molto simile a New York. Il loro capo è il capitano O'Connel.
Rosco Malloy è biondo e ha i baffi, indossa sempre giacca e cravatta ed è un tipo serio. Nel primo episodio ha 40 anni, è scapolo e vive solo.
Sonny Rizzo è ricciolo e coi capelli rossi, veste camicia, giubbotto, jeans e scarpe da ginnastica ed è un giovane spigliato. Nel primo episodio si viene a sapere che ha 27 anni, che è scapolo, che vive con la sorella Lydia e che anche suo padre era un poliziotto.

Nelle avventure non c'è mai troppa violenza e il lieto fine è sempre assicurato, visto che Il Giornalino, della Edizioni San Paolo, si indirizza a un pubblico anche molto giovane. In tempi più recenti i due amici sono aiutati da un computer portatile che dà loro molti suggerimenti.
L'ultima storia, intitolata Missione finale, li vede cambiare lavoro: Rosco annuncia che farà lo scrittore e Sonny annuncia che si dedicherà al baseball per allenare i giovani. Il capitano O'Connel, allora, li congeda così: «Comunque la Polizia sarà sempre pronta ad accogliervi! E se avrò bisogno di voi... voglio proprio vedere se avrete il coraggio di dirmi di no!», a cui Sonny risponde: «Quello mai, capo!» e ciò lascia aperto uno spiraglio per possibili nuovi episodi.


 


 

URANIA n.56 - John Windham: Le onde del Sahara



Decine e decine di persone scompaiono ogni anno nel deserto del Sahara. I loro corpi non vengono quasi mai ritrovati e si pensa che le sabbie del deserto li abbiano inghiottiti o le fiere se ne siano nutrite... L'autore immagina - e questa fantasia potrebbe realizzarsi negli anni a venire, perchè è stato il sogno di parecchi grandi costruttori - che parte del deserto del Sahara sia stata artificialmente inondata e sia stato così creato il "Mare Nuovo", il mare del deserto. I protagonisti di questo racconto - due giovani innamorati - sorvolano questo grande lago chiamato il Mare Nuovo, ma il loro apparecchio ha un guasto e si inabissa in un vortice formato da una depressione del fondo. L'apparecchio viene risucchiato e trasportato lentamente su una corrente nelle caverne del sottosuolo. In queste caverne sotto il Sahara vivono prigionieri, molti uomini scomparsi nel deserto, di ogni razza e nazionalità. Il racconto è la storia di questi uomini, della loro lotta per tornare nel mondo, per sottrarsi alla tirannide del popolo segreto, strani esseri che, sepolti nelle loro caverne, non hanno mai visto la luce del sole.

 

mercoledì 1 ottobre 2025

Miriam Beatrice Hyde

 

(Adelaide, 15 January 1913 – Sydney, 11 January 2005)

Miriam Beatrice Hyde è stata una compositrice australiana, principalmente di musica classica, pianista, insegnante di musica e poetessa.

Nacque ad Adelaide nel 1913. La musica era una parte importante della sua vita familiare: sua madre, Muriel, suonava e insegnava pianoforte; sua zia, Clarice Gmeiner, suonava violino, viola e arpa con la South Australian Symphony Orchestra; e sua sorella minore, Pauline, suonava violino e cantava. Le sue prime lezioni di musica furono impartite dalla madre, ma nel 1925 vinse una borsa di studio per frequentare l'Elder Conservatorium of Music di Adelaide.

Dopo aver conseguito la laurea in Musica nel 1931, vinse una borsa di studio Elder per il Royal College of Music di Londra, che frequentò dal 1932 al 1935. I suoi insegnanti furono R. O. Morris e Gordon Jacob per la composizione, e Howard Hadley e Arthur Benjamin per il pianoforte. Durante gli studi al College vinse diversi premi di composizione, tra cui il Premio Cobbett. Tuttavia, durante questo periodo subì anche un crollo nervoso e sua madre andò in Inghilterra per starle accanto.

Hyde tenne il suo primo recital londinese all'Holland Park nel 1933 e nel 1934 il suo Concerto per pianoforte n. 1 in mi bemolle minore fu eseguito dalla London Philharmonic Orchestra, diretta da Leslie Heward, con lei come solista. Nel 1935 eseguì il Concerto per pianoforte n. 4 di Beethoven con Malcolm Sargent e il suo Concerto per pianoforte n. 2 con la London Symphony Orchestra diretta da Constant Lambert. Vide molti dei grandi musicisti dell'epoca, tra cui Rachmaninoff, Stravinsky, Prokofiev, Yehudi Menuhin ed Elisabeth Schumann.

Tornò ad Adelaide nel 1936 e poco dopo si trasferì a Sydney, dove lavorò per diversi decenni come compositrice, recitalista, insegnante, esaminatrice e conferenziere. Fu qui che incontrò anche suo marito, Marcus Edwards, che sposò nel 1939 e dal quale ebbe due figli, Christine (1950) e Robert (1951). Durante gli anni della guerra, mentre il marito era internato come prigioniero di guerra tedesco dopo la cattura a Creta, insegnò ad Adelaide, per poi tornare a Sydney alla fine delle ostilità. La sua monumentale Sonata in sol minore per pianoforte (1941-44) riflette in larga misura gli anni della guerra.

Tra le opere principali del dopoguerra figurano l'Ouverture "Happy Occasion" (1957), l'Ouverture Kelso (1959), la Sonata per clarinetto (1949), il Quartetto per archi in mi minore (1952), la Sonata per flauto (1962) e i suoi due trii per fiati e pianoforte (1948, 1952). Una delle sue opere più famose è il brano per pianoforte "Valley of Rocks" (1975).

Il suo lavoro per l'Australian Music Examinations Board si estese dal 1945 al 1982, incluso il suo prezioso contributo al Comitato Consultivo del Nuovo Galles del Sud. Le sue attività includevano esami, tutoraggio, dimostrazioni e workshop, preparazione/revisione/correzione di prove d'esame e consulenza sui contenuti dei programmi.
Scrisse anche materiale didattico: libri di lettura a prima vista, esempi di forme, test orali per tutti i livelli, manuali di tutoraggio, tra cui uno per principianti adulti.
La sua vita dedicata alla musica fu arricchita dalla poesia. Scrisse quasi 500 poesie, alcune delle quali musicate.

Nel 1981 fu nominata Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico e nel 1991 Ufficiale dell'Ordine d'Australia. Nel 1993 le è stata conferita una laurea honoris causa dalla Macquarie University e nel 2004 ha ricevuto un premio per i suoi illustri servizi alla musica australiana dall'Australasian Performing Right Association e dall'Australian Music Centre Classical Music Awards.

È stata nominata Patrona della Music Teachers' Association of South Australia e ha istituito il Miriam Hyde Award per l'associazione. Dopo aver fatto parte del Consiglio della Music Teachers' Association of New South Wales dal 1960 al 1991, ne è stata nominata patrona.

Nel 1991 è stata pubblicata la sua autobiografia, intitolata Complete Accord.

Ha festeggiato il suo 80° compleanno nel 1993 con una serie di recital in tutto il paese. All'età di 89 anni, ha eseguito per l'ultima volta il suo Concerto per pianoforte n. 2, con la Strathfield Symphony Orchestra diretta da Solomon Bard. Il suo 90° compleanno, nel 2003, è stato celebrato con concerti e trasmissioni in tutta l'Australia. Dalla metà degli anni '90 in poi, e anche dopo la sua morte nel 2005, la Keys Press (a Perth) e la Wirripang Pty Ltd (a Wollongong) hanno pubblicato più di 100 dei suoi manoscritti per pianoforte, musica da camera e canto.

Miriam Hyde è morta nel 2005, pochi giorni prima di quello che sarebbe stato il suo 92° compleanno.