La hostess aveva dato l’ordine di allacciare le cinture di sicurezza. Adam Bray guardò ancora una volta, dal finestrino dell’aereo, la città che si stendeva in basso, e un sorriso di soddisfazione gli stirò le labbra. Le sue dita si infilarono quasi furtivamente nella tasca della giacca per estrarne un ritaglio di giornale, con la data di due mesi prima. In quei due mesi, lui l’aveva letto almeno un migliaio di volte, ma ora tornò a scorrerlo.
DONNA DICHIARATA MORTA
DOPO SETTE ANNI DI RICERCHE
«Le ricerche, durate ben sette anni, per ritrovare la signora Lydia Bray, nota ad amici e vicini come Liddy, sono terminate questa settimana in seguito alla dichiarazione di morte, emessa dall’Ufficio Persone Scomparse e dalla Compagnia di Assicurazioni Ideal. Il signor Bray denunciò l’assenza della moglie il 5 aprile 1968, dopo che lei mancava da casa da tre giorni. Il signor Bray era convinto che la moglie fosse ospite di un’amica, la signora Ann Segal, ma quando la signora Segal lo informò di non averla vista, ne denunziò la scomparsa allo sceriffo Miggs, che a sua volta la notificò all’Ufficio Persone Scomparse. Un portavoce dell’Ufficio ha detto d’essersi occupato di moltissimi casi analoghi, ma che non gli era mai capitato, come in questo, di non avere neppure il più piccolo indizio sulla sorte della signora Bray. Durante i primi cinque anni di ricerche, il signor Bray si diceva convinto di poter ritrovare la moglie. Poi, ha finito per abbandonare le speranze. Ora ha deciso di vendere la casa, di licenziarsi dall’impiego e di trasferirsi in un’altra città.»
Adam ripiegò il ritaglio e lo rimise in tasca. Intanto, ripensava al giorno in cui era rimasto immobile nella cucina di casa ad ascoltare la moglie che, sulla porta d’entrata, conversava con la sua migliore amica, Ann Segal. Adam era rientrato in quel momento, tutto sudato e sporco di terra. Stava terminando gli scavi per il nuovo pozzo nero ed era rimasto a lungo nell’aria soffocante, in fondo alla buca profonda tre metri. Risalito alla superficie per tirar su un altro carico di terra, aveva sentito improvvisamente il bisogno di una bibita fresca. Ma, nell’entrare in cucina, aveva udito le parole di Ann e si era fermato.
— Lydia Bray, — stava dicendo Ann in tono severo, — non è possibile che tu stia parlando sul serio. Non puoi lasciare Adam.
— Invece lo lascio, Ann, e questa è la mia ultima parola.
— Ma, Liddy, pensa a che cosa rinunci! Guarda questa bella casa. Pensa a tutto il denaro che Adam ricaverà dal suo piano per la Divisione dei Profitti, là in fabbrica.
— Ho pensato a tutto questo, credimi, e ho preso la mia decisione irrevocabile, — aveva dichiarato Liddy, perentoria.
— Sei un po’ sconvolta perché Adam dedica tanto tempo alla casa, Liddy, e questo posso capirlo. Ma pensa all’avvenire, Liddy. Pensa come sarà meraviglioso avere questa bella casa e tutto quel denaro.
Liddy aveva riso. — A volte può presentarsi l’occasione di avere ancora più denaro, Ann, e di vivere in un posto più bello di Hillcrest.
— Parli così per sfogare il tuo scontento, solo perché i Brown hanno passato l’inverno in Arizona e perché i Carter sono andati per due settimane a New York. Ma ti passerà, vedrai. Del resto, lasciando Adam non risolveresti niente. Lui ti ritroverebbe e ti porterebbe a casa. Non riesco a figurarmelo, Adam che si rassegna a stare senza di te.
— Oh, no. Adam non mi riporterà a casa. Di questo sono sicurissima.
— Non puoi essere sicura di una cosa del genere, Liddy. Gli investigatori ci sono per qualcosa, no?
— Tu sei assolutamente priva di fantasia, — aveva risposto Liddy.
— Che cosa intendi dire?
— Intendo dire che una persona non può andarsene così, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Deve fare dei piani, Ann, piani ben chiari, a prova di bomba. E io li ho fatti.
— Oh, andiamo, Liddy! Siamo amiche da troppi anni perché tu possa convincermi d’essere in grado di farti beffe di tutti gli investigatori famosi che Adam ingaggerebbe per ritrovarti.
— Se tu non fossi la mia migliore amica e se io non mi fidassi di te, non ti avrei detto una parola di tutto questo.
— E anch’io mi sono sempre fidata di te, Liddy, lo sai.
— Bene. Allora ti dirò qual è il mio piano.
Adam si era passato la lingua sulle labbra, rese salate dal sudore, ed era rimasto in ascolto.
— Prima di tutto, intendo andare in una grande città. Non ti dirò quale perché non voglio che tu sia costretta a mentire, nel caso venissi interrogata da un investigatore o dalla polizia. Per prima cosa andrò da un commerciante di auto di seconda mano e acquisterò una macchina in contanti. Lo pregherò anche di accompagnarmi all’ufficio patenti, dove ridarò l’esame di guida e mi farò rilasciare la patente intestata al mio nuovo nome. E così avrò una nuova identità.
— Ma, Liddy, questo non cambierà le tue impronte digitali.
— Nessuno mi ha mai preso le impronte digitali, finora, e prima di andarmene intendo lustrare ogni porta, cassetto e maniglia della casa.
— E va bene. Poi?
— Poi mi farò tingere i capelli di un altro colore, mi procurerò le lenti a contatto e getterò via questi brutti occhiali. E infine... e questa è la parte migliore del mio piano! Ho intenzione di perdere una decina di chili.
— Certo, è un piano ottimo, Liddy. Veramente ottimo.
— E non è tutto, Ann. Ho anche intenzione di farmi sistemare i denti. Non sarò più la Liddy Bray che vedi ora, grassa e bruttina. Sarò bella, snella, attraente e avrò un nome diverso.
— Ma con quali mezzi vivrai, Liddy?
— Mi metterò a lavorare. Sono quattro anni che seguo un corso per corrispondenza, per avere un posto migliore.
— Ahi, ecco la grinza! Adam lo dirà ai poliziotti, questo, la scuola dovrà dichiarare che corso era e così sarà facile rintracciarti.
Lydia aveva riso. — Oh, no. Non sono tanto sciocca, io. Non l’ho mai detto, ad Adam, che seguivo quel corso. Come vedi, i miei piani sono a tutta prova. Adam non mi troverà mai.
— Mi auguro che tu abbia ragione, Lydia, — aveva mormorato Adam, ritornando nel cortile dietro casa. — Spero proprio che nessuno ti troverà mai.
Il martedì successivo, Adam aveva collegato lo scarico al nuovo pozzo nero e aveva coperto quest’ultimo, chiudendolo poi con il cemento. Quello stesso martedì, Lydia Brant si era assentata da casa.
Ora, Adam ripensava ai tre giorni che aveva lasciato passare, prima di telefonare ad Ann, Lydia non era là. Lui, allora, ne aveva denunciato la scomparsa allo sceriffo Miggs, il quale aveva passato due giorni ad interrogare sia Adam, sia Ann. Adam si era meravigliato che Ann non rivelasse neppure in minima parte il piano di fuga di Liddy. Liddy aveva avuto ragione di sceglierla come sua confidente. Quanto a lui, sapendo che bella cifra avrebbe riscosso dall’assicurazione il giorno in cui Lydia fosse stata dichiarata morta, aveva affermato di non sapere niente delle possibili intenzioni di sua moglie.
— Tra cinque minuti atterriamo a Buenos Aires, — annunciò la hostess. Lui si assicurò di avere allacciato la cintura, avvertendo intanto lo spessore dell’altra cintura che portava sotto gli abiti, zeppa di denaro: cinquantamila dollari dell’assicurazione di Lydia, cinquantacinquemila ricavati dalla vendita della casa, i sessantamila della sua quota di Divisione dei Profitti, e infine i trentacinquemila ricavati dalla vendita di titoli e obbligazioni.
Dopo un tempo che a lui parve eterno, l’aereo si fermò, sulla pista, e i passeggeri si avviarono verso l’uscita.
Con il cuore che gli batteva forte per l’emozione, Adam si fermò in cima alla scaletta, scrutando la folla in attesa. Ed ecco che una bionda alta e snella si tolse gli occhiali da sole e prese ad agitare il braccio. Adam la scorse e si precipitò giù per gli scalini, tra le braccia di lei.
— Lydia, tesoro mio! — gridò. — Oh, Liddy, sette anni sono stati lunghi una vita, senza di te!
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