Kenniston comprese più tardi che quella era proprio come la morte. Sapevache avrebbe dovuto morire, un giorno o l'altro, ma non ci credeva. Sapevache la guerra atomica, tanto temuta, poteva cominciare con un colpo atradimento, ma non lo aveva mai creduto.Non lo aveva mai creduto, cioè, fino a quel mattino di giugno, quando labomba cadde proprio su Middletown. Non ci fu, del resto, tempo peraccorgersene. Non si può dire o vedere una cosa che arriva più veloce delsuono. Stava camminando per Mill Street, verso il laboratorio, e si accingevaa parlare alla guardia che veniva verso di lui, in quel momento, il cielo sispalancò.Fu come se la volta celeste si fendesse in due, e sopra tutta la città sceseroun calore e una vampata di luce cosi rapidi, così violenti che l'aria stessaparve incendiarsi e divampare in una fiammata enorme. In quella frazione disecondo, mentre il cielo fiammeggiava e il terreno sobbalzava violentemente,Kenniston capì che quello era l'attacco di sorpresa tanto temuto e che la primabomba superatomica era esplosa sulla città...Quello doveva essere l'effetto dello spostamento d'aria, pensò Kenniston,mentre si trovava disteso, con la bocca sul marciapiede viscido. Proprio lostrano effetto che impedisce ai morenti di sentire dolore. Rimase così, disteso,ad aspettare la fine. Ma il bagliore accecante che aveva attraversato il cielosvanì e la terra tornò immobile. In una frazione di secondo era tutto finito.Doveva essere morto. Oppure, molto probabilmente, stava morendoadesso, e ciò spiegava forse la luce offuscata e quello spaventoso silenzio.Riuscì ad alzare la testa e si rimise poi in piedi, tremante, col respiro grossoe il cuore che gli batteva furiosamente, mentre cercava di reprimere l'impulsodi mettersi a correre, chissà dove. Guardò lungo Mill Street. Si aspettava divedere edifici polverizzati, crateri fumanti, fuoco, vapori e devastazioni. Maquel che vide era assai più sorprendente e, strano a dirsi, anche piùspaventoso.Vide cioè che Middletown si stendeva come sempre, immutata e pacifica,sotto il sole.La guardia alla quale stava per parlare prima dell'esplosione era ancora là,davanti a lui: si stava rialzando lentamente, aiutandosi con le mani e coiginocchi, nel punto dove la scossa l'aveva gettata. Aveva la bocca spalancatae il berretto gli era ruzzolato lontano. Più in là, c'era una vecchia con unoscialle sulla testa. Anche lei si trovava in quel punto prima dell'esplosione. Siappoggiava ora al muro e guardava il sacchetto di provviste che le era cadutoa terra sfasciandosi e spandendo in giro cipolle e scatole di conserve.Automobili e autobus si muovevano ancora in fondo alla strada e stavanorallentando per fermarsi. Nient'altro.La guardia si avvicinò a Kenniston.Era un giovane svelto e intelligente, ma adesso aveva la faccia inespressivae gli occhi imbambolati.«Che cos'è successo?» domandò con voce rauca.«Siamo stati colpiti da una bomba, una superatomica» rispose Kenniston.Le sue parole sembravano strane e improbabili anche a lui.«Siete pazzo?» disse l'uomo, fissandolo stupito.«Sì, credo di esserlo davvero. Credo proprio che questa sia l'unicaspiegazione.»Il suo cervello ricominciava a ragionare. L'aria si era fattaimprovvisamente fredda e strana. La luce del sole si era affievolita, aveva unacolorazione rossastra e non riscaldava più. La vecchia, stretta nel suo scialle,piangeva. Poi, sempre piangendo, si mise in ginocchio. Kenniston credetteche volesse pregare; si mise invece a raccogliere le sue cipolle, con gestiimpacciati come quelli di un bambino, cercando di rimetterle nel sacchetto dicarta che si era strappato.«Ma certo!» disse la guardia. «Ho letto tante cose, sulle bombesuperatomiche, nei giornali. Ho letto che sono migliaia di volte più potentidelle atomiche di una volta. Se una superatomica colpisse una città, ladistruggerebbe completamente.» Si convinceva sempre più di quantoaffermava. «Quindi, non dev'essere stata una superatomica. Questo è certo.»«Ma non avete visto quella tremenda vampata in cielo?» disse Kenniston.«Certo che l'ho vista, ma...» E qui la faccia della guardia si rischiarò. «Be',deve essere stata una bomba che ha fatto cilecca. Hanno voluto spaventaretutto il mondo con questa superatomica... e poi non è nemmeno scoppiata.»Rise rumorosamente, con visibile sollievo. «Non è ridicolo? Vi raccontano sututti i toni, per anni, quanto è terribile, e poi fa soltanto una vampata comeuna girandola di fuochi artificiali!»Poteva anche darsi che fosse così, pensò Kenniston, con un selvaggioimpeto di speranza. Poteva anche darsi che fosse così.Poi guardò in alto, e vide il sole.
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