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giovedì 13 febbraio 2025

URANIA n.23 - Edmond Hamilton: Agonia Della Terra



Kenniston comprese più tardi che quella era proprio come la morte. Sapeva
che avrebbe dovuto morire, un giorno o l'altro, ma non ci credeva. Sapeva
che la guerra atomica, tanto temuta, poteva cominciare con un colpo a
tradimento, ma non lo aveva mai creduto.
Non lo aveva mai creduto, cioè, fino a quel mattino di giugno, quando la
bomba cadde proprio su Middletown. Non ci fu, del resto, tempo per
accorgersene. Non si può dire o vedere una cosa che arriva più veloce del
suono. Stava camminando per Mill Street, verso il laboratorio, e si accingeva
a parlare alla guardia che veniva verso di lui, in quel momento, il cielo si
spalancò.
Fu come se la volta celeste si fendesse in due, e sopra tutta la città scesero
un calore e una vampata di luce cosi rapidi, così violenti che l'aria stessa
parve incendiarsi e divampare in una fiammata enorme. In quella frazione di
secondo, mentre il cielo fiammeggiava e il terreno sobbalzava violentemente,
Kenniston capì che quello era l'attacco di sorpresa tanto temuto e che la prima
bomba superatomica era esplosa sulla città...
Quello doveva essere l'effetto dello spostamento d'aria, pensò Kenniston,
mentre si trovava disteso, con la bocca sul marciapiede viscido. Proprio lo
strano effetto che impedisce ai morenti di sentire dolore. Rimase così, disteso,
ad aspettare la fine. Ma il bagliore accecante che aveva attraversato il cielo
svanì e la terra tornò immobile. In una frazione di secondo era tutto finito.
Doveva essere morto. Oppure, molto probabilmente, stava morendo
adesso, e ciò spiegava forse la luce offuscata e quello spaventoso silenzio.
Riuscì ad alzare la testa e si rimise poi in piedi, tremante, col respiro grosso
e il cuore che gli batteva furiosamente, mentre cercava di reprimere l'impulso
di mettersi a correre, chissà dove. Guardò lungo Mill Street. Si aspettava di
vedere edifici polverizzati, crateri fumanti, fuoco, vapori e devastazioni. Ma
quel che vide era assai più sorprendente e, strano a dirsi, anche più
spaventoso.
Vide cioè che Middletown si stendeva come sempre, immutata e pacifica,
sotto il sole.
La guardia alla quale stava per parlare prima dell'esplosione era ancora là,
davanti a lui: si stava rialzando lentamente, aiutandosi con le mani e coi
ginocchi, nel punto dove la scossa l'aveva gettata. Aveva la bocca spalancata
e il berretto gli era ruzzolato lontano. Più in là, c'era una vecchia con uno
scialle sulla testa. Anche lei si trovava in quel punto prima dell'esplosione. Si
appoggiava ora al muro e guardava il sacchetto di provviste che le era caduto
a terra sfasciandosi e spandendo in giro cipolle e scatole di conserve.
Automobili e autobus si muovevano ancora in fondo alla strada e stavano
rallentando per fermarsi. Nient'altro.
La guardia si avvicinò a Kenniston.
Era un giovane svelto e intelligente, ma adesso aveva la faccia inespressiva
e gli occhi imbambolati.
«Che cos'è successo?» domandò con voce rauca.
«Siamo stati colpiti da una bomba, una superatomica» rispose Kenniston.
Le sue parole sembravano strane e improbabili anche a lui.
«Siete pazzo?» disse l'uomo, fissandolo stupito.
«Sì, credo di esserlo davvero. Credo proprio che questa sia l'unica
spiegazione.»
Il suo cervello ricominciava a ragionare. L'aria si era fatta
improvvisamente fredda e strana. La luce del sole si era affievolita, aveva una
colorazione rossastra e non riscaldava più. La vecchia, stretta nel suo scialle,
piangeva. Poi, sempre piangendo, si mise in ginocchio. Kenniston credette
che volesse pregare; si mise invece a raccogliere le sue cipolle, con gesti
impacciati come quelli di un bambino, cercando di rimetterle nel sacchetto di
carta che si era strappato.
«Ma certo!» disse la guardia. «Ho letto tante cose, sulle bombe
superatomiche, nei giornali. Ho letto che sono migliaia di volte più potenti
delle atomiche di una volta. Se una superatomica colpisse una città, la
distruggerebbe completamente.» Si convinceva sempre più di quanto
affermava. «Quindi, non dev'essere stata una superatomica. Questo è certo.»
«Ma non avete visto quella tremenda vampata in cielo?» disse Kenniston.
«Certo che l'ho vista, ma...» E qui la faccia della guardia si rischiarò. «Be',
deve essere stata una bomba che ha fatto cilecca. Hanno voluto spaventare
tutto il mondo con questa superatomica... e poi non è nemmeno scoppiata.»
Rise rumorosamente, con visibile sollievo. «Non è ridicolo? Vi raccontano su
tutti i toni, per anni, quanto è terribile, e poi fa soltanto una vampata come
una girandola di fuochi artificiali!»
Poteva anche darsi che fosse così, pensò Kenniston, con un selvaggio
impeto di speranza. Poteva anche darsi che fosse così.
Poi guardò in alto, e vide il sole.


 

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