Pagine

giovedì 6 febbraio 2025

Raylyn Moore: Il posto senza nome



Da parecchio il ragazzo era rimasto solo sul sedile in fondo alla corriera, che divorava chilometri su chilometri, guardando i nomi dei posti che oltrepassavano: Calumet, Feckless Joe’s, Gillette, Gilbey’s, Goshen, Gretna Estates, Kent, Lake Mannahawkin, Lumberville, Miracle Whip, Northend Supply, Poor Old Frank’s, Prudential.
A Sacktown salì la ragazza. Dal momento che tutti i sedili anteriori erano occupati, andò verso il fondo, dove c’era lui, e gli si sedette a fianco. Siccome era un giovane sognatore, per niente intraprendente, lui lasciò che la corriera attraversasse Saugus, Stinckney, String City e Suquamish prima di rivolgerle la parola e anche allora si limitò a dirle salve come va?
Poiché lei pure era timida, attraversarono Tioga, Transfer, Tribble e Troy, prima che rispondesse. Bene grazie disse dove vai?
Lui sorrise e disse sono contento che tu me l’abbia chiesto. Sto viaggiando da un pezzo su questa vecchia corriera e speravo proprio che qualcuno si decidesse a chiedermelo. Vedi, sono un idealista e ho una teoria, e la gente come me ha bisogno di avere vicino qualcuno a cui spiegare le cose. (Come capita a molti giovani sognatori per niente intraprendenti, bastò un piccolissimo incoraggiamento per farlo partire a razzo.)
Disse ho intenzione di arrivare all’estremo capolinea, oltre il posto dove finiscono i nomi. Laggiù tutto è intatto perché non ha nome. Non hai mai notato che quando si comincia a dare un nome alle cose, poi tutto si guasta? A volte la distruzione è rapida, altre lenta, ma sempre inevitabile.
Lei ci pensò sopra mentre passavano per Ulm, Unconpaghre, Underhil e Upper Black Eddy. Quando la corriera si fermò a Uz per far scendere qualcuno, disse quanto devi viaggiare per arrivare al posto dove finiscono i nomi?
Mi sei molto simpatica, disse lui, perché fai le domande giuste. E anche per altri motivi, aggiunse, guardando per la prima volta senza timidezza le braccia rotondette, le belle ginocchia e i lunghi capelli biondi che le ricadevano sul colletto di velluto del soprabito, e sulle spalle. Per risponderti dirò che tutto sta a indicare che non bisognerà viaggiare ancora molto. Intanto, avrai notato che molti passeggeri sono scesi ma nessuno è più salito.
Lei ci fece caso e dovette ammettere che lui aveva ragione. I passeggeri scesero dalla porta anteriore della corriera, nei paesi di Value, Veach, Viroqua e Vultee, ma in nessuno di questi posti ne salirono altri.
Lui disse avrai anche notato che i cartelloni con i nomi di tutte le cose inutili di questo mondo sono sempre più rari e distanziati. Il che sta probabilmente a significare che si tratta di cose di cui non è necessario ricordarsi nel paese senza nome.
La ragazza si accorse subito che anche questo era vero. I nomi colorati e luminosi di pneumatici, pastiglie digestive, ristoranti, dentifrici, olio solare, batterie, deodoranti, elettrodomestici e cere per pavimenti comparvero solo a tratti e solo fino in prossimità dei paesi di Walhonding e Wabilla, per poi scomparire del tutto mentre la corriera sfrecciava attraverso Warshoal e Waverly Creek, dove altri passeggeri sbarcarono ma nessuno salì.
Naturalmente, spiegò il ragazzo (ormai tutto infervorato), il bello sarà per noi riuscire a passare la linea di confine, al di là della quale non esiste neanche lontanamente l’idea di dare un nome alle cose e alle città, perché una volta che un posto ha sentito parlare di un altro posto, per così dire, e comincia a distinguerlo con un nome, sia pure un nome come Altro, il male è fatto, sai. Il seme è stato sparso.
Per noi? disse lei alludendo alle prime parole di lui. Io scendo a Zerba dove vado a stare da mia zia e a lavorare allo Zigzag Pizza Palace.
Il ragazzo si affrettò a dire oh non puoi farlo. Devi venire con me.
Il che dimostra come ormai avesse completamente vinto la sua timidezza. Ma già la corriera attraversava veloce Xelto, diretta a Yelvington, e lui sapeva di non avere abbastanza tempo per persuaderla con tutte le regole.
Continuarono a discutere per un po’ e finalmente a Zeliapolis lei disse che aveva deciso e, mentre attraversavano veloci come il lampo Zerba senza fermarsi, con le ruote della corriera che cantavano sull’asfalto perché il villaggio era troppo piccolo per avere i cartelli di “Rallentare”, chiuse le delicate palpebre e affondò i dentini nel rosso labbro inferiore, ma non suonò il campanello per far fermare la corriera.
Quando arrivarono a Zineville era rimasto un solo passeggero oltre a loro, un anziano gentiluomo con un Borsalino in testa, che scese a Zooks Spur.
E poi continuarono ad andare avanti e avanti, e scoprirono che era proprio vero. La loro eccitazione continuò a crescere, perché fuori dei finestrini tutto era intatto. C’erano sì, qua e là, alcuni piccoli centri abitati, ma poiché evidentemente si ignoravano a vicenda, erano privi di nome.
I nomi erano veramente finiti. Adoperati tutti. Nessun cartellone si stagliava sull’orizzonte. Niente nomi sulle cassette delle lettere e poi neanche più cassette per le lettere, né pali del telegrafo, né palizzate, che avrebbero indicato proprietà e di conseguenza la necessità di un nome. Stavano cercando di scegliere il posto senza nome ideale per andarci a stare, quando finì anche la pazienza dell’autista. Che disse cosa diavolo vi piglia a voi due? Meglio che voi ragazzi vi decidiate, e senza star a perdere altro tempo, anche. Questa corriera non può mica continuare ad andare avanti in eterno, sapete.
Il ragazzo, che non sarebbe mai più stato timido, non si sarebbe certo fatto intimidire da un autista di corriera, ma il caso volle che proprio in quel preciso momento vedessero un posto senza nome che piacque a tutti e due, un prato con alberi ombrosi e piante da frutto, e un ruscello che scorreva pigro fra rive coperte di muschio.
Lì non c’era il fastidio del traffico perché già da parecchie centinaia di metri era finita anche la strada e la corriera procedeva a sobbalzi sul terreno vergine. Niente da meravigliarsi, quindi, se l’autista cominciava a diventare villano.
Così scesero, senza dimenticare di prendere la borsa della ragazza, che conteneva alcuni oggetti che lei pensava potessero servirle anche lì e il sacco a pelo del ragazzo e la sacca dell’attrezzatura per campeggio che pendeva dondolando entusiasta dalla reticella.
La corriera fece dietro-front e si allontanò rombando con uno sbuffo di acre fumo di scarico. Ma dopo che la fresca brezza del posto senza nome ebbe dissipato l’ultima particella dell’odore della corriera, i due si sistemarono e si diedero alla pazza gioia e brindarono alla loro fuga.
Tutti penseranno che non poteva durare.
Immagineranno subito: nella borsa della ragazza c’era una scorta dell’indispensabile crema per la faccia Dolce Karezza e quando la scorta finì, lei supplicò di essere riportata nel posto dove le cose hanno un nome per poter entrare in un negozio che ricordava a chiedere a una commessa dell’altra Dolce Karezza.
Oppure penseranno: dopo i primi anni felici e molti bambini, la coppia si stancò della vita in comune, e dopo molti litigi ognuno andò a stare per conto suo. Così i bambini, correndo dall’uno all’altra tra i campi, per poter dire dove andavano, sarebbero stati costretti a chiamare i posti Da Lui e Da Lei.
In altre parole penseranno: il ragazzo e la ragazza, essendo umani, non potevano dopo tutto evitare di tornare alle vecchie abitudini, dando un nome al loro posto senza nome, in quanto portavano in se stessi il seme della corruzione. Perché succede sempre così nelle storie.
A meno che non si tratti di una storia “circolare”. Nel qual caso si scopre che un giorno i due andarono a fare una passeggiata e trovarono, al capo opposto del loro prato intatto, una strada con una fila di città chiamate Aaronsburg, Absaraka, Acme Junction e così via.
Ma niente di tutto questo accadde. Proprio niente.
Invece, la ben affiatata coppia condusse una vita ricca e piena di soddisfazioni, una vita ideale. Ebbero bellissimi bambini. Rimasero sulla loro terra e costruirono con le loro mani tutto quello di cui avevano bisogno, anche se scoprirono che, oltre a loro stessi e al posto senza nome, avevano bisogno di qualche altra cosetta.
Gli unici momenti d’ansia giungevano a rari intervalli, quando credevano di sentire un rombo lontano e temevano che la tassa sulla benzina nel posto che avevano lasciato avesse fruttato tanti di quei soldi che, per sbarazzarsene, il ministero della viabilità fosse stato costretto ad allungare la strada fino al posto senza nome, dopo di che ovviamente qualcuno avrebbe dato un nome al posto dove arrivava la strada. Oppure quando dubitavano che a qualche altra persona potesse venire in mente la stessa idea del ragazzo e che rimanesse sulla corriera oltre il capolinea, dal che sarebbe sorta la necessità di chiamare i posti Da Noi e Da Loro.
Non ebbero tuttavia bisogno di preoccuparsi per queste eventualità, perché la corriera non arrivò mai più fin lì.

Nessun commento:

Posta un commento