La ragazza si avvicinò a Will Barbee mentre lui, ritto davanti al terminal divetro e cemento di Trojan Field, il nuovo aeroporto municipale di Clarendon,osservava il cielo di piombo cercando di scorgere gli aerei in arrivo. Nonc'era alcun motivo perché Will dovesse sentirsi percorrere da un brivido taleda fargli battere i denti: ma forse era stata soltanto una folata dell'umidovento di levante.Snella ed elegante nella bianca pelliccia, la ragazza gli trasmetteva un'oscurasensazione di gelo. Tuttavia, aveva una incredibile massa di capelli rossi; ebianca e flessuosa com'era, il volto serio e dolce, confermò la primaimpressione ricevuta da Will: che fosse qualcosa di straordinariamenteprezioso e bello. Lo fissò, e la bocca di lei parve incurvarsi in un accenno disorriso.Barbee, col fiato mozzo, esaminò più attentamente quegli occhi che loguardavano sorridendo gravi: erano proprio verdi, verdissimi. La scrutò,cercando di spiegarsi quel freddo brivido di allarme istintivo, e si rese contodi provare un'attrazione altrettanto istintiva. Gli parve illogico: la vita loaveva reso cinico in fatto di donne, e si considerava ormai immune al lorofascino.Il tailleur di gabardine verde che la ragazza portava sotto la pelliccia,semplice e severo, era di certo molto costoso, e la tinta si intonava al coloredegli occhi. Contro le raffiche gelide di quel grigio pomeriggio d'ottobre, laragazza era difesa da una specie di cappotto di pelo candido e folto, che aWill parve di lupo artico: albino, probabilmente. Il gatto però era davverostrano.Dall'apertura della borsa di coccodrillo che le pendeva dal braccio, esembrava che intorno a esso fosse avvolto un rettile vivo, un gattino spuntavafuori con aria soddisfatta; un piccolo micio nato da poco, tutto nero, con unbel nastro di seta rossa annodato intorno al collo. Insieme, erano una perfettaimmagine di serena innocenza. Ma quel micino che sbatteva gli occhi alleluci che si rincorrevano nel crepuscolo, portava una nota discorde. La ragazzanon sembrava il tipo che gioisse della compagnia di una bestiola così tenera.E la sua apparenza di giovane e determinata donna d'affari non sembravaproprio conciliabile con l'inclusione di un gattino nero, sia pur piccolo egrazioso, fra gli accessori d'abbigliamento. Barbee si chiese dove e quandol'avesse conosciuta. Clarendon non era certo una grande città, e un cronistacome lui, che va dappertutto, dei capelli rossi come quelli li avrebbe visti ericordati anche se fosse stato cieco. La guardò ancora, dubbioso che quegliocchi verdi si dedicassero proprio a lui.La ragazza continuava a fissarlo.«Barbee?», chiese con voce morbida e piena, una voce che rivelava unavitalità così intensa da possedere quasi una sfumatura gutturale.«Will Barbee», rispose lui. «Cronista del Clarendon Star. »Si era illuso che un così modesto particolare potesse sembrare interessantealla ragazza.
«Il direttore stasera vuole che prenda due piccioni con una sola fava», riprese,a corto di argomenti. «Il primo piccione sarebbe il colonnello Walraven, cheha piantato Washington e la burocrazia per tornarsene a Clarendon, dovespera di essere eletto senatore. Ma avrà ben poco da dire alla stampa, prima diaver parlato con Preston Troy.»Il gattino sbadigliò mentre le luci si accendevano, e la piccola folla di parentie amici in attesa si accalcò lungo la rete metallica che divideva il pubblico dalcampo. Intanto, gli intensi occhi verdi della ragazza non s'erano staccati perun attimo dalla sua faccia, e la sua voce magica domandò dolcemente:«E il secondo piccione?».
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