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sabato 4 maggio 2024

Antologia Sound Crime

Prefazione

La musica ci accompagna fin da prima di avere percezione del nostro esistere: probabilmente già nella pancia della mamma ci arrivano suoni e, perché no, qualche canzone (quindi, future mamme, badate bene a cosa ascoltate durante la vostra gravidanza!). Tra ascolti passivi e involontari e cavalcate sonore frutto di scelte ed esplorazioni, ci raggiunge da molteplici fonti, dalla radio al telefonino, in uno spazio che oggi sempre più si comprime in dimensioni d'ascolto figlie di questi tempi frenetici e superficiali. C'è musica di sottofondo, che, quando non risulta addirittura fastidiosa, non lascia comunque traccia nella visita ai nostri più o meno disattenti padiglioni auricolari, e c'è musica che vuole da noi essere accolta ben più in profondità dell'orecchio, nella speranza (talvolta la pretesa!) di mischiarsi al respiro, alla danza, financo al bacio di corpi innamorati. Un elemento impalpabile ma più che mai potenzialmente condizionante la nostra stessa esistenza, nel nostro umore, nei nostri pensieri, addirittura nelle prestazioni fisiche se pensiamo che la musica viene considerata doping in molti sport se la si ascolta in gara.
A tal proposito, ricordo con orgoglio quanto ci raccontò un importante funzionario dell'Anticrimine impegnato contro i mafiosi in Sicilia: prima di compiere interventi importanti, per darsi la carica lui e la sua squadra ascoltavano a tutto volume la nostra I Cento Passi (e vi assicuro che questo aneddoto Carmelo Pecora non lo conosceva, sebbene il protagonista del suo racconto faccia la stessa cosa)!

Fa riflettere (oltre che un po' disperare) il fatto che oggi la sua importanza spesso non venga riconosciuta ed essa sia quasi relegata a orpello voluttuario di un'architettura di vita ormai tristemente sbilanciata sul facile consumo, sull'apparenza, sulla superficialità di rapporti umani trattati e vissuti come prodotti di un supermercato. Ma tant'è, che molta musi ca che mi gira intorno di questi tempi mi pare proprio avvilupparsi in una spirale di banalità e triste mediocrità che sembra la fotografia sonora dei sospiri di molte anime arrese al grigio ritornello produci, consuma, crepa in salsa precaria.
Poveri loro, io mi tengo ben strette tante mie canzoni, rifugi droghe naturali e incredibili personali navicelle spazio-temporali!
Ricordo ancora quel giorno di dicembre dell'83 quando ascoltai per la prima volta Sunday Bloody Sunday degli U2, la versione in studio dell'album War: i riverberi e gli echi del violino mischiati alle mitragliate di chitarra elettrica e rullante che uscivano dalla vetrina di un negozio nella stradina che conduceva alla piazza della mia città. E ricordo anche le sensazioni che avevo mentre camminavo in quel tardo pomeriggio. Quando ascolto questa canzone riesco ancora, chiudendo gli occhi, a sentire il profumo delle frittelle dell'ambulante e il suono sordo dei miei passi sulle poche dita di neve caduta timidamente qualche ora prima in quella fredda giornata ormai così (ahimè) lontana. Questo è il potere della musica, delle canzoni che più amiamo: di richiamare emozioni e ricordi, addirittura percezioni fisiche e visive che rimangono come catturate e incise nella nostra anima, e lì dimorano per sempre, pronte a essere rievocate da quei nostri suoni.
C'è un disco bellissimo di Nick Cave, Murder Ballads, composto di brani che sono letteralmente canzoni assassine, legate a una tradizione che risale a ben prima della nascita del jazz, del rock e della musica pop moderna. Ballate popolari, folk e blues, in cui si narra di storie di crimini efferati e delle tristi sorti delle vittime, raccontate spesso in prima persona dall'assassino o dal protagonista ammazzato. Questo disco, nonostante gli argomenti alquanto truculenti e paurosi, ha avuto un successo enorme, e risulta ancora oggi il migliore album dell'artista australiano come risultato commerciale: la musica può quindi risultare la colonna sonora perfetta per le più disparate narrazioni. E più che mai per quelle noir...
Ma quanto tempo abbiamo per ascoltare con attenzione una canzone? E quanta voglia? Temo che per pochi oggi valga ancora la vecchia regola del sedersi comodamente e predisporsi a un ascolto attento di un intero disco, che impone di passare un mezzo pomeriggio o una intera serata con la musica da- vanti a uno stereo... Magari leggendo un buon libro, attività che spesso si può abbinare, occupando sostanzialmente parti diverse del cervello che, anziché andare in conflitto, possono felicemente procedere assieme in una sinergia d'emozioni. Ecco, le storie narrate in questa antologia meriterebbero davvero di essere vissute (più che semplicemente lette) assieme alle canzoni che ne caratterizzano la trama, non tanto quale sottofondo, ma come vera e propria colonna sonora del racconto. Penso proprio che gli autori stessi abbiano idealmente guardato alle canzoni, alla musica che citano, con questo ruolo, quasi a voler far risuonare le pagine nella loro narrazione. E questo è il mio augurio, che queste pagine noir possano colorarvi più che mai la lettura anche grazie alla loro colonna sonora, che, sebbene questo sia un libro, sono sicuro che un po' di ritmo e qualche frase melodica sapranno richiamare nel vostro animo di lettori.

Massimo Ghiacci Modena City Ramblers

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