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mercoledì 27 marzo 2024

Graziano Gessi: La donna del poeta


Le voci, al circolo letterario del paesino di provincia, si erano fatte sempre più insistenti, sebbene non se ne facesse cenno in nessun articolo: quella sera, oltre al solito relatore, con il compito di illustrare le opere, c’erano il giornalista del quotidiano locale - attento a non perdersi nessun sussurro -,  l’attore a cui era toccato il compito più arduo, interpretare il pensiero del Maestro senza incertezze, trasmettendo tutte le emozioni, esaltandone i testi, e il musicista, che doveva accompagnare la lettura con note di sottofondo, senza sovrastare il testo ma sostenendolo.
Arrivò una donna, entrò con passo deciso, il rumore dei tacchi risuonò, sovrastando il brusio della stanza come un susseguirsi di note.
Il suo sguardo era fiero, il suo stupendo abito chiaro spiccò come una pennellata di colore che diede luce al grigiore generale.
Lui la notò subito e come sempre ne restò affascinato, gli sguardi si incrociarono, e in quell’incontro si dissero tutto.
Lei allungò la mano verso di lui, come per annullare quella distanza fisica che cera tra loro, li divideva il grande tavolo della sala, lui portò la mano alle labbra e poi aprendo il palmo soffiò accompagnando con un gesto della mano quel bacio virtuale, che lei raccolse con un sorriso.
Si sedette in prima fila, voleva poter vedere i suoi occhi, e non perdersi nulla di quello sguardo che lei  tanto anelava.
La serata ebbe inizio, dopo un po’ di imbarazzo generale, smorzato subito dal maestro che parlando in dialetto locale mise tutti a proprio agio, asserendo che quella era una serata  fra amici, di letture e chiacchiere come si era sempre fatto, al vecchio circolo, o come spesso accadeva sotto i porticati  ai tavolini di quello che un tempo era l’unico bar del paese.
L’attore lesse con tutto il trasporto possibile le poesie del Maestro, che sorrideva e lo incoraggiava con lo sguardo.
La donna con il vestito chiaro applaudiva sempre per prima alla fine di ogni testo, trascinando il resto della platea che pareva quasi intimorita dalla presenza dell'Autore.
Le note di sottofondo erano appena percettibili e non distoglievano l’attenzione dal contenuto.
Quando l’Autore lesse, con voce calda e profonda alcuni brani, ogni donna presente si sentì destinataria di quelle parole d’amore.
Ma solo lui era depositario di quel segreto, solo lui sapeva da dove venivano quelle parole, qual era stato il motivo, di gioia, di passione di dolore a volte, quale era il luogo e persino l'istante esatto in cui erano nate.
Dopo un paio d’ore, dove tutti stavano in religioso silenzio, rotto solo dagli applausi, il Maestro si congedò, firmando in fretta alcune coppie che erano state appoggiate sul tavolo, prese per mano la donna dal vestito chiaro e con il Presidente che gli faceva ossequiosi inchini, mentre precedendolo lo accompagnava verso un’uscita laterale e il fido scudiero teneva distante i presenti, Il Maestro e quella donna di cui nessuno sapeva niente, scomparvero.

Il Direttore alzò lo sguardo dal foglio con aria delusa, “Ebbene? Tutto qui ? Chi era quella donna, perché era con lui, perché non hai fatto nemmeno una foto ? Ma che diamine ! Erano quelle le domande da fare accidenti ! Hai per le mai uno scoop e mi fai un pezzo del genere !” Lanciò il foglio verso il povero cronista urlando: “Riscrivilo ! E fanne un pezzo come si deve, o ti sbatto ai necrologi!”
Il giornalista si inginocchiò di fronte al Direttore, raccolse il foglio, si recò alla sua scrivania, si sedette e alzando la barra, infilò un nuovo foglio nella macchina da scrivere, poi tac la abbassò, il foglio aderì al rullo, con lentezza prese a girare il tamburo, cric, cric, cric, cric, quel suono era per lui come un alzarsi di  saracinesca, come se si aprisse un sipario, di fronte a lui non un foglio bianco, ma uno schermo, sul quale stava per essere proiettato il film, che la sua fantasia gli permetteva di vedere..
“Il nome della donna? chi se ne frega chi era ! Come si chiamava, da dove veniva?” non era quella la domanda che potendo gli avrebbe fatto.
Altre erano le cose importanti, cosa era rimasto di quel ragazzino scontroso, che si chiudeva nello sgabuzzino a scrivere, ora che era diventato famoso, ora che era conosciuto da tutti.
Passando per quelle stesse strade, sotto quegli antichi porticati che il tempo non aveva mutato, come si sentiva ? Ancora così vuoto, rivedendo quei luoghi, rileggendo quelle poesie, cosa pensava ora. Quel  ragazzo che scriveva “Non cercatemi fra la gente normale, non cercatemi affatto, tanto non mi troverete ! Sono solo nella valle dell’oblio” ora che “deve” stare nascosto per restare in pace, ora che è sotto i riflettori, dopo anni passati a “sentirsi  invisibile”. Il giornalista avrebbe voluto entrare nell'anima del poeta, nei suoi più profondi pensieri, e non sotto le gonne della sua donna. 
Ma ciò che lui avrebbe voluto, come sempre, non era  quello che volevano gli altri.
Con la mano destra fece pressione sulla leva due volte ed il foglio scorse verso l’alto.

Fece un respiro profondo, poi iniziò a picchiare sui tasti e scrivere il primo rigo.

La donna del poeta...

 

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