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domenica 1 ottobre 2023

Ottorino Respighi + Vetrate di chiesa. Quattro impressioni per orchestra P. 150 (1927)

 

Bologna 9-VII-1879 -Roma 18-IV-1936

Allievo di Martucci a Bologna, nel 1900 era primo violinista al Teatro di Pietroburgo, e qui poté studiare per qualche tempo con Rimski-Korsakov,
perfezionandosi nel 1902 con Bruch a Berlino. Entrò poi come violinista nel Quintetto Mugellini, e dal 1908 al 1909 viveva nuovamente a Berlino. Dal 1913 fu insegnante di composizione al Conservatorio di S. Cecilia a Roma, che diresse dal 1924 al '25, dedicandosi poi esclusivamente all'attività di compositore.
I modelli di Respighi furono inizialmente classici, ma ben presto egli risenti l'influsso degli impressionisti francesi (Debussy), di Rimski-Korsakov e di R. Strauss, massimo rappresentante del tardo romanticismo germanico: da questi musicisti egli apprese la tecnica sicura della strumentazione, un gusto per il
colore che rimarrà caratteristico in tutta la sua produzione. Il contatto con queste correnti della musica europea gli permise un certo aggiornamento culturale, ma ben presto senti il bisogno di un legame costante con la tradizione italiana e con gli elementi musicali della nostra cultura popolare: cosi calò nella sua sensibilità, tanto incline al naturalismo e non sempre
sorretta da un gusto sicuro, una tematica tipicamente italiana, a volte popolaresca e specificamente romana, a volte risalente al passato della musica strumentale. Interessante in Respighi anche l'inclinazione al canto liturgico: in molte sue composizioni egli si serve di elementi tratti dal più
antico canto cristiano, dando luogo ad armonie modali, severe e singolari ad un tempo, ed è lontanamente paragonabile in questo al suo coetaneo Pizzetti. A differenza però di questi, egli diede il meglio di sé nella produzione sinfonica. È peraltro autore anche di nove opere teatrali (tra cui Belfagor del 1923 e La Fiamma del 1934), di alcuni balletti e di musica da camera, vocale e pianistica. Ha curato altresì una trascrizione dell'Orfeo di Monteverdi.


Vetrate di chiesa. Quattro impressioni per orchestra P. 150 (1927)
È un affresco sinfonico di grande ampiezza e notevole impegno strumentale, e anche se non ha la freschezza dei Pini o delle Fontane di Roma rimane una composizione personale, in cui una tecnica brillante e smaliziata si fonde con un lirismo intenso e una chiara concezione formale.
Il musicista si è ispirato a quattro "vetrate" che rappresentano diversi episodi religiosi: apre " La fuga in Egitto " ('Molto lento'), tsptrato al noto episodio della vita di Gesti; viene poi " S. Michele Arcangelo " ('Allegro impetuoso'), un brano
di grande vigore descrittivo simboleggiante la lotta del Santo col dragone, mentre il terzo brano è " Il mattutino di Santa Chiara " ('Lento'); a conclusione della partitura viene " S. Gregorio Magno " ('Lento-Moderato'), un solenne inno di gioia al Signore ispirato alla figura del grande Pontefice. Si noti nella musica l'uso di antichi modi liturgici, atti a rievocare suggestivamente
l'atmosfera di una chiesa antica, dominata dalle quattro grandiose vetrate.

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