mercoledì 16 gennaio 2019

CSS 8 Mauro Sighicelli: Anna e Fabio


Prologo

Nei destrimani il quadro è abbastanza chiaro e, facendo una distinzione un po’ grossolana, si può dire che l’emisfero destro presiede alle funzioni percettivo-spaziali e l’emisfero sinistro a quelle linguistiche. Circa il 94-95 % dei destrimani ha questo tipo di organizzazione cerebrale mentre nei mancini le cose sono più complesse: una prima specializzazione è invertita, cioè l’emisfero destro presiede alle funzioni del linguaggio e l’emisfero sinistro è adibito alle funzioni percettivo-spaziali; poi, più frequentemente, vi è una rappresentazione bilaterale, nel senso che sia l’emisfero destro che quello sinistro svolgono funzioni sia linguistiche che percettivo-spaziali. Infine, circa nel 60 % dei mancini la situazione è identica a quella che si presenta nei destrimani. Altro problema molto discusso è se  il mancinismo sia o no su base genetica, se ciò dipenda dagli ascendenti in famiglia. Ci sono pareri a favore e contro questa ipotesi. Anche se gli studi sull’argomento sono estremamente complessi da valutare perché in un soggetto normale è molto difficile usare metodi invasivi.
Il giorno che uscì di prigione Paolo decise di cambiare vita. Era fortemente convinto di poter aspirare anche lui a qualcosa di buono nel mondo e se anche il suo era stato un errore giudiziario oramai non valeva più la pena di prendersela; fuori era fuori e si poteva risorgere. Si comprò un cappello a falde larghe e un paio di scarpe a punta di color nero. Cercò la pensione a cui l’avevano indirizzato e iniziò a perlustrare il mondo per vedere le novità. Non trovò subito lavoro ma una donna a nome Maria, innamoratasi di lui, che lo ospitò. Maria viveva con un fratello sempre ubriaco e spesso Paolo doveva andare, di notte, a cercarlo per la strada per riportarlo a casa. Una sera lo trovò disteso su di una panchina e se lo caricò in spalla. Ma un metronotte li fermò e volle delle spiegazioni. Paolo ebbe paura, mollò il corpo e provò a fuggire. Non andò lontano perché il metronotte gli sparò alle gambe sbagliando peraltro mira e colpendolo alla schiena. Paolo riuscì a sopravvivere anche se rimase per alcuni mesi sotto prognosi riservata; una volta guarito aveva perso l’uso della parte destra del corpo e non riusciva più ad articolare alcun suono. Maria provvedeva a tutto, lo spingeva in carrozzella ed era molto dolce con lui. Il fratello ubriaco intanto si era disintossicato e il metronotte, prima incriminato per l’uso indiscriminato delle sue funzioni, aveva subito un regolare processo in cui era stato condannato e oltre all’arresto doveva risarcire, e anche di molto, lo sfortunato Paolo. La moglie del metronotte praticamente sul lastrico andò a trovare Paolo per chiedergli di lasciarle almeno un tozzo di pane. Ma Paolo era all’oscuro di tutto, il fratello di Maria aveva seguito le pratiche legali e aveva incassato per intero il risarcimento approfittandone per fuggire all’estero, in un paese esotico. Con gli occhi languidi Paolo supplicò Maria di accogliere anche questa donna nella sua abitazione e tutti insieme, disperatamente, attesero che il metronotte espiasse la  pena per poter avere una fonte di sostentamento più sicura.

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